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Roma stupisce ancora Nuovi eccezionali ritrovamenti

10 settembre 2020 


Ancora sorprese dal sottosuolo

Una vasca monumentale lunga oltre 40 metri, un’articolata stratificazione di edifici e costruzioni, 2 ettari di terreno, oltre 8 secoli di storia e sofisticate tecniche di scavo che hanno permesso la scoperta e lo studio di uno straordinario contesto tra via Ostiense e via di Malafede.
La capitale dell’Impero torna a stupire con un ritrovamento che fa seguito a un lungo intervento di archeologia preventiva diretto dalla Soprintendenza Speciale di Roma, in una porzione di territorio molto ampia.

Stupiti anche gli archeologi

«Una scoperta che rinnova lo stupore nei confronti di Roma e delle infinite storie che ha ancora da raccontare. Trovarsi di fronte a un tale rinvenimento – dichiara la soprintendente Daniela Porro – ha lasciato sorpresi anche i nostri archeologi. Si tratta di un contesto ricco e complesso, che sta a testimoniare quanto Roma, anche al di fuori dei suoi confini urbani, abbia ancora tanto da svelare».
Il territorio, in cui è compreso anche il fosso di Malafede, abitato fin dall’età preistorica, è stato soggetto a numerose trasformazioni nel corso del tempo, come testimoniano anche i preziosi reperti recuperati durante le indagini.

Otto secoli di storia

«Lo scavo, in tutta la sua grandezza, ci parla di un luogo importante – spiega Barbara Rossi, responsabile scientifico per le indagini archeologiche della Soprintendenza Speciale di Roma – per oltre otto secoli come dimostrano la quantità e soprattutto la qualità delle costruzioni ritrovate, come la vasca monumentale del IV sec. a.C.  rinvenuta in tutta la sua ampiezza. L’approfondito studio del gran numero di materiali che questa indagine ci ha restituito e continua a restituirci – legni, terrecotte, oggetti metallici, iscrizioni – ci potrà svelare i segreti di questo straordinario angolo del territorio di Roma».

Proprio per questo, è in fase avanzata il progetto di valorizzazione in situ di quelli che sono i più importanti ritrovamenti; valorizzazione volta a raccontare le diverse epoche e i vari insediamenti che hanno caratterizzato la zona.

(Ricche) notizie dalla scavo

I resti più antichi risalgono all’inizio del V sec. a. C., con un successivo insediamento che si sviluppa in un monumentale edificio in blocchi di tufo  di cui sono state scoperte le fondamenta. La presenza di numerosi frammenti in terracotta dipinti, tra cui uno che ritrae una vittoria alata reggente una corona, indica una probabile area sacra.

Connesso con questo primo edificio si dispiega il ritrovamento più portante della campagna di scavi.  Si tratta di una struttura di imponenti dimensioni risalente al IV sec. a. C. e ancora in corso di scavo: una vasca larga circa 12 metri, che si snoda per 48 metri di lunghezza in direzione della attuale via Ostiense. I muri di contenimento sono realizzati in possenti blocchi di tufo e terminano in una rampa che connette al piano di calpestio.

La funzione di questa monumentale costruzione, che doveva far parte di un sistema per lo sfruttamento delle acque, è ancora in fase di studio. La struttura potrebbe ricordare vasche di decantazione, recinti rituali, contenitori di concime animale, raccolta di acqua per uso agricolo, per allevamenti o per impianti produttivi e altro ancora.

La vasca è quasi un unicum 

Tuttavia la grande vasca di Malafede ha pochi termini di confronto per l’epoca di costruzione, le grandi dimensioni, la presenza di uno scivolo, i possenti blocchi di tufo che la delimitano abbinati alla mancanza di una pavimentazione di fondo, in apparenza realizzata con un battuto di terra. Sul finire del III sec. a. C. la costruzione più antica venne completamente spoliata, colmata e rasata con spessi strati di terra di riporto per un radicale cambio di destinazione d’uso.
Sopra il luogo di culto venne infatti costruito un complesso con funzione produttiva o commerciale, mentre la grande vasca rimase ancora attiva. Sarà l’analisi dei materiali che potrà offrire indicazioni preziose per definire le diverse funzioni di questa grande infrastruttura e degli edifici a essa connessi nelle loro vari fasi. In particolare i legni depositati sul fondale, ancora in corso di scavo, potrebbero fornire la soluzione all’enigma della vasca di Malafede: tra i primi reperti spicca un frammento ligneo con una scritta in alfabeto etrusco, all’epoca in uso non solo dagli stessi etruschi ma da diverse popolazioni latine.

Il complesso formato dalla vasca e dagli edifici venne abbandonato nel I sec. a. C., per motivi ancora non chiari, ma la frequentazione dell’area è comunque continuata. All’età augustea risale la costruzione del vicino acquedotto Ostiense, di poco successivo lo sviluppo di un nuovo quartiere sempre con finalità produttive.

 

Tra queste strutture si segnala la presenza di un piccolo sacello con un altare interno, dove sono stati rinvenuti materiali databili fino al IV sec. d. C. (ovvero i reperti più recenti emersi dallo scavo che segnano l’epoca del probabile abbandono dell’area), e la presenza di un portico che si doveva sviluppare a cavallo della strada glareata più piccola, creando forse una sorta di monumentalizzazione. Questi edifici sono chiusi a sud dalla strada glareata più grande, che doveva rivestire una notevole importanza, visti i numerosi rifacimenti e rialzamenti cui fu sottoposta. Sono presenti almeno tre fasi: probabilmente la più antica è coeva alla costruzione della grande vasca e ai primi complessi a essa connessi, e la strada era delimitata da un lungo muro fatto di tegole.

Il contesto storico geografico

Lo scavo ha portato alla luce un insediamento che, fin dalla sua nascita nel V sec. a. C., era collocato all’interno della colonia di Ostia fondata e dipendente da Roma, anche se amministrativamente staccata dall’Urbs, ma a poche decine di metri dal confine tra le due città, contrassegnato dal fosso di Malafede.

Una posizione rilevante, forse non casuale, che si inserisce in un contesto più vasto, ricco di testimonianze storiche, e che mantiene pressoché inalterate le sue particolari condizioni ambientali dalla vicina Tenuta di Castel Porziano all’area naturalistica del Parco di Decima di Malafede.

Dalla Preistoria a oggi

Il territorio era abitato fin dall’età preistorica, come testimoniano gli abbondanti rinvenimenti, emersi fin dagli anni Cinquanta del Novecento, di oggetti lavorati in pietra del periodo Neolitico. Di epoca protostorica è la necropoli risalente tra l’VIII e il VII sec. a.C. individuata all’interno della Tenuta di Castel Porziano. In età romana, invece, l’area è nota grazie alle fonti: in particolare Plinio racconta della sua villa Laurentina in un territorio vocato a ville e pascoli grazie alla presenza di acqua, garantita dal vicino fosso di Malafede e dal passaggio di una importante rete idrica, testimoniata dal rinvenimento in tempi recenti di numerosi tratti di acquedotti.


Proprio l’area dell’attuale scavo era già nota archeologicamente per il ritrovamento e l’approfondito studio di una di queste infrastrutture idriche, identificata con il primo ratto dell’acquedotto Ostiense, avvenuto sul finire degli anni Novanta del secolo scorso.