Neolitici in Puglia: ritratto di una società preistorica Preistoria italiana

Neolitici in Puglia: ritratto di una società preistorica

Archeologia Viva n. 176 – marzo/aprile 2016
pp. 30-37

di Francesca Radina

A Galliano di Palagiano nell’immediato entroterra di Taranto è stata scoperta una necropoli di seimilacinquecento anni fa

Si tratta di una scoperta archeologica che che può restituirci l’immagine di una comunità neolitica già molto differenziata al suo interno come conseguenza delle dinamiche sociali innescate dai nuovi sistemi di produzione

Siamo nel territorio di Palagiano, circa quattro chilometri dalla costa del golfo di Taranto, località Galliano. Qui, in un ampio terreno coltivato ad agrumi, durante i lavori dell’Anas per l’ammodernamento della statale 106, è stata intercettata un’area di necropoli di cui s’ignorava l’esistenza, eccezionalmente conservatasi per 6500 anni. Questo grazie all’attività di archeologia preventiva condotta dalla Soprintendenza Archeologia della Puglia.

Regolamentata da una specifica normativa in materia di lavori pubblici, l’archeologia preventiva consente di fronteggiare l’impatto che gli interventi infrastrutturali a carattere pubblico hanno sul paesaggio, offrendo spesso importanti occasioni d’indagine su contesti archeologici di cui non si conosce l’esistenza.

La scoperta di Galliano ha consentito di documentare fedelmente un antico rituale funerario e apre interessanti prospettive di ricerca per comprendere com’erano organizzate e cosa pensavano le società del Neolitico.

Intorno al 6000 a.C. l’“onda” della cultura neolitica, proveniente dal Mediterraneo orientale, era già stata assimilata nei territori della Puglia, in grado di recepire attivamente i fermenti di questa nuova fase della civiltà.

Così il paesaggio pugliese, dal Tavoliere (a nord-ovest) all’arco ionico tarantino (a sud) e al Salento (a sud-est), subisce le più antiche modifiche nella sua plurisecolare stratificazione culturale: villaggi con capanne, recintati da fossati o muri in pietra, si diffondono capillarmente a opera delle comunità sedentarie di agricoltori e allevatori, che localmente sperimentano le nuove forme di produzione, basate sulla coltivazione di cereali e leguminose e sull’allevamento di ovicaprini, bovini e suini.

La ricerca di suoli adatti alle pratiche agricole – con conseguente disboscamento degli appezzamenti – e di fonti idriche anche da regimentare, e poi l’insediamento lungo vie naturali di transito, per facilitare gli scambi di prodotti artigianali e materie prime, accompagnano per oltre duemila anni anni (dal 6000 al 4000 a.C. circa) lo sviluppo della civiltà neolitica: un’evoluzione graduale, se non del tutto lineare anche per effetto dei mutamenti climatici. […]