News

Domus di Tito Macro A piedi nella villa più bella di Aquileia

28 settembre 2020


Torna in vita una delle ville più importanti (e lussuose) di Aquileia

Volete sapere com’era fatta una ricca abitazione romana?
D’ora in poi è possibile farsi un’idea camminando tra i 1700 mq di una delle più eleganti e famose residenze di Aquileia.
È finalmente realtà l’innovativo progetto di valorizzazione e ricostruzione degli ambienti della Domus di Tito Macro, promosso dalla Fondazione Aquileia.

 Interni della Domus di Tito Macro ©G. Baronchelli

L’area è stata risistemata in seguito a un’importante attività di scavo condotta dall’Università di Padova. Sono state inoltre effettuate operazioni di pulitura, consolidamento, risarcimento di lacune e protezione finale su una superficie di 320 mq di pavimenti decorati con mosaici la cui fase visibile è databile tra la fine del I sec. a.C e la metà del I d.C. È seguita la costruzione di una moderna copertura in laterizio monocromo – tra le più ampie esistenti in Europa all’interno di un’area archeologica – sostenuta da pilastri d’acciaio in rosso pompeiano.

Interni della Domus di Tito Macro ©G. Baronchelli

Il risultato permette al pubblico di entrare concretamente in un’antica dimora romana e di comprenderne in maniera più immediata l’articolazione, le volumetrie, i percorsi, le fonti di illuminazione e il rapporto fra le sale principali e le aree scoperte.

Com’era fatta

La “Domus di Tito Macro”, una delle più vaste dimore di epoca romana tra quelle rinvenute nel Nord Italia, copre una superficie di 1700 metri quadrati e rappresenta un unicum in Europa.

Ricostruzioni 3D realizzate a cura della Fondazione Aquileia. Ambiente Porticato del giardino della Domus di Tito Macro

L’abitazione si estende per circa 77 metri in lunghezza e 25 in larghezza massima, tra due strade lastricate della città (decumani) all’interno di uno degli isolati meridionali della colonia, fondata nel 181 a.C., dal quale provengono il celebre mosaico del ratto d’Europa, il bellissimo pavimento con tralcio di vite con fiocco e il “pavimento non spazzato”, ora esposti al Museo Archeologico Nazionale, e il mosaico del Buon Pastore, provvisoriamente collocato a Palazzo Meizlik.

Gli archeologi dell’Università di Padova durante la campagna di scavo con alcuni ritrovamenti in primo piano

La dimora fu indagata parzialmente negli anni ’50 del secolo scorso e, tra il 2009 e il 2015, è stata oggetto degli scavi condotti dal  Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova, in convenzione con la Fondazione Aquileia e su concessione del MiBACT, sotto la direzione di Jacopo Bonetto.

Interni della Domus di Tito Macro ©G. Baronchelli

Gli scavi hanno permesso di riconoscere, in particolare, la pianta della Domus, costruita nel I sec. a.C. e vissuta ininterrottamente fino al VI sec. d.C., e di proporne l’attribuzione a Tito Macro, facoltoso abitante di Aquileia, in base al ritrovamento di un peso in pietra con maniglia di ferro e l’iscrizione T.MACR.

Ricchezza a prova di… tesoretto

Il tenore di vita dei proprietari è testimoniato da un bellissimo anello d’oro e pasta vitrea datato II-III sec. d.C. Oltre 1.200 sono le monete restituite dagli scavi, tra le quali spicca il sesterzio di Massimino il Trace (235-236 d.C.), l’imperatore che trovò la morte proprio ad Aquileia per mano dei suoi stessi soldati che avevano stretto d’assedio, senza successo, la città rimasta leale a Roma.

Sesterzio con busto laureato, drappeggiato e loricato dell’imperatore Massimino, rinvenuto nell’area delle botteghe e datato 235-236 d.C.

Un tesoretto di ben 560 monete è stato poi ritrovato nella zona dell’atrio, nascosto dal suo proprietario in una buca intorno al 460 d.C., nei turbolenti anni successivi alla presa di Aquileia da parte di Attila, re degli Unni, e mai recuperato.

Un “labirinto” di ambienti mosaicati

Alla casa si accedeva da ovest, attraverso un atrio sorretto da quattro colonne e dotato di vasca centrale per la raccolta dell’acqua e di un pozzo, parzialmente conservatosi e integrato nella parte mancante. In asse con l’accesso si trovava il tablino, sala da ricevimento del padrone di casa, con ricco pavimento musivo.

Interni della Domus di Tito Macro ©G. Baronchelli

La parte retrostante della casa gravitava su uno spazio centrale scoperto, il giardino, circondato da un corridoio mosaicato e dotato di una fontana.

Ricostruzioni 3D realizzate a cura della Fondazione Aquileia. Ambiente Atrio (Domus di Tito Macro)

Su di esso si apriva la grande sala di rappresentanza e, a sud, il triclinio, affiancato da ambienti di soggiorno e da una stanza da letto (cubicolo). A nord si trovava invece la cucina con bancone in muratura, mentre nella parte orientale sono state riconosciute quattro botteghe, tra le quali anche il negozio di un panettiere con il forno per la panificazione, i cui resti sono rimasti in vista.

Fruizione e conservazione: binomio vincente

«La valorizzazione della Domus di Tito Macro – dichiara Antonio Zanardi Landi, presidente della Fondazione Aquileia – rappresenta un punto importante di un percorso che la Fondazione Aquileia segue da tempo, allo scopo di raggiungere una migliore fruibilità dei resti della grande città romana. L’obiettivo è rendere ‘parlanti’ i reperti archeologici e le grandi opere d’arte conservate ad Aquileia, aiutando la comprensione nel contesto originalissimo di una città che fu punto d’incontro della romanità con il mondo balcanico e con quello nordafricano e mediorientale».

Vista di Aquileia ©G. Baronchelli

«Si tratta di un’impresa particolarmente lunga e complessa ma anche appassionante, frutto di un lavoro corale, di riflessioni, discussioni e scelte non banali, mirate a trovare un equilibrio tra tutela, restauro e ricostruzione filologica, leggibilità e godibilità. Il risultato consente di apprezzare in modo nuovo i resti archeologici, restituendo loro atmosfere, luci e volumi» ha dichiarato Simonetta Bonomi, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia.

Quando il reale “batte” il virtuale

Dichiarano Francesca Ghedini, professoressa emerita di Archeologia classica e Jacopo Bonetto, direttore delle ricerche archeologiche sui fondi Cossar: «L’attività svolta dall’Università di Padova ha portato alla luce un’intera dimora, non una qualunque, ma una casa ‘ad atrio’: la prima rinvenuta ad Aquileia.

Mosaici della Domus datati tra I e III sec. d.C. La maggior parte delle pavimentazioni della casa erano rivestite da ricchi pavimenti musivi in bianco e nero e policromi

«Di qui una tra le sfide più grandi e originali: riproporre nella sua interezza una casa romana, realizzando una copertura che rendesse palese anche al grande pubblico l’articolazione degli spazi e offrisse un’esperienza sensoriale diversa, ma non meno emozionante, di quella che si può vivere attraverso le ricostruzioni virtuali. Un’esperienza che, ci auguriamo, possa contribuire a fare dell’antica colonia romana, divenuta poi capitale della Venetia et Histria, non solo il luogo del cuore per gli aquileiesi, ma una tappa obbligata per tanti turisti».

 

Foto dell’area dei fondi Cossar prima dell’inizio dei lavori

L’intervento è stato finanziato con un importo di sei milioni di euro attraverso l’utilizzo delle risorse erogate alla Fondazione dalla Regione Friuli Venezia Giulia e mediante il contributo di ALES S.p.A., società in house del MiBACT.
La Domus sarà aperta al pubblico su prenotazione con visite guidate.

Info: www.fondazioneaquileia.it


In apertura: operazioni di pulitura del mosaico del Cervo (II – III sec. d.C.)