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La Cappadocia vince il Premio Scarpa

2 ottobre 2020


Tra valli, rocce e chiese rupestri

Il Comitato scientifico della Fondazione Benetton Studi Ricerche ha deciso di dedicare la trentunesima edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino a un luogo dell’Asia Minore che emerge dalla lunga vicenda storica e geografica della Cappadocia: due valli contigue scavate nella roccia vulcanica, la Valle delle Rose e la Valle Rossa, in lingua turca Güllüdere Kızılçukur.

Al centro della penisola anatolica, da sempre ponte per culture diverse tra l’Asia e l’Europa, tra il Mediterraneo e il Mar Nero, la Cappadocia si estende con i suoi altipiani a mille metri di altitudine e circondata da imponenti edifici vulcanici. Il suolo è arido, scavato dall’acqua e dal vento; il clima difficile. Tutto questo forma lo scenario naturale di una regione che vede, fin dal I secolo, l’arrivo del cristianesimo e dei padri della chiesa, e poi il diffondersi della cultura bizantina, che con i suoi innumerevoli insediamenti eremitici e monastici, chiese e santuari formerà una delle più importanti comunità cristiane del primo millennio.

A tutto questo corrispondono spazi che oggi si rivelano con cicli pittorici straordinari, edifici sacri e manufatti dispersi in un vasto territorio, che a partire dal XIII secolo, con la scomparsa della presenza bizantina, diventeranno stalle, abitazioni rurali e cisterne, e una moltitudine di piccionaie.

Le due valli emergono da questo contesto, e ci mostrano la misura e il valore profondo di un paesaggio nel quale le forme dell’insediamento umano e la dirompente natura geologica del suolo conservano le tracce di un’antica cultura dell’abitare prevalentemente rupestre, in condizioni di equilibrio tra le diverse manifestazioni della natura e delle culture che l’attraversano nel susseguirsi dei secoli.

In un contesto di rapidi cambiamenti, di evidente abbandono dei paesaggi tradizionali, di apparizione di nuovi usi e forme insediative connessi al turismo di massa, tra il fiorire di studi e scoperte di questo immenso patrimonio storico, si distingue la presenza di un gruppo di lavoro italiano che opera in particolare nella direzione del recupero dei preziosi cicli pittorici celati nelle chiese rupestri, instaurando importanti relazioni umane e culturali e restituendo con questo lavoro leggibilità e valore a un intero paesaggio.

Un lavoro che incarna il senso di una cittadinanza, la misura dell’appartenenza e della cura nei confronti di un luogo che travalica ogni confine nazionale.
Per queste ragioni il Comitato scientifico della Fondazione Benetton Studi Ricerche ha deciso di affidare il “sigillo” disegnato da Carlo Scarpa, simbolo del Premio, alla storica dell’arte Maria Andaloro, ideatrice e coordinatrice della missione di ricerca che fa capo all’Università della Tuscia, e che dal 2006, a cavallo tra l’Italia e la Cappadocia, porta avanti un lavoro capace di coniugare lo sviluppo e la trasmissione costante di attenzioni e saperi con la crescita di uno sguardo sul paesaggio in chiave di appartenenza e di responsabilità.

Per l’occasione anche una mostra 

Inaugura sabato 24 ottobre la mostra “Cappadocia. Il paesaggio nel grembo della roccia” dedicata al luogo scelto dal Premio Carlo Scarpa di quest’anno e organizzata dalla Fondazione Benetton nell’antica Chiesa di Santa Maria Nova, ora nuovo spazio espositivo e culturale a Treviso.

Il percorso espositivo è articolato in quattro sezioni, corrispondenti ai diversi piani dell’edificio che sarà inaugurato in questa occasione.
Al piano terra, la prima sezione ha per tema il paesaggio delle valli riferito soprattutto al senso del loro attraversamento e a ciò che testimonia la permanenza di un’agricoltura tradizionale che convive con il suolo vulcanico della regione.

La seconda sezione tratta della natura geologica del luogo in relazione alle diverse forme di insediamento rupestre che caratterizzano le architetture presenti.

La terza sezione dà conto del sorprendente patrimonio pittorico che contraddistingue le chiese e altri edifici scavati nelle rocce, nonché del lavoro della missione dell’Università della Tuscia impegnata da decenni su questo fronte di ricerca, restauro e valorizzazione.

Le prime tre sezioni usano prevalentemente materiale fotografico, mentre la quarta offre una narrazione  cinematografica, con la proiezione del film realizzato nell’ambito del Premio, che si alternerà, in giorni e orari specifici, con la proiezione del film Medea di Pier Paolo Pasolini (1969) in buona parte ambientato proprio in questi luoghi della Cappadocia.

La mostra sarà visitabile fino domenica 10 gennaio 2021.

Info: 0422.5121
www.fbsr.it


Le foto sono di: Archivio della Missione dell’Università della Tuscia in Cappadocia e Fondazione Benetton