12 ottobre 2020
Pietre che “parlano” (francese)
Un’altra straordinaria scoperta da parte dell’Inrap, l’istituto nazionale di archeologia preventiva francese, squarcia il velo su un nuovo segmento di storia. Siamo nei pressi del villaggio di Pontarlier, dipartimento di Doubs (Bourgogne-Franche-Comté).
È il 2011 quando, durante la costruzione di un parco per le attività economiche, tornano alla luce un villaggio, una chiesa e una necropoli di epoca merovingia (i Merovingi furono la prima dinastia dei re Franchi dal V al VII sec. d.C.).
Grandi case e tante stalle
Fondato tra VI e VII sec. d.C., l’insediamento si sviluppò per circa duecento anni. Il cuore del sito, esteso per circa un ettaro, ha restituito una decina di edifici rettangolari (che occupano una superficie di 300 mq), supportati da robusti pali di sostegno di circa un metro di diametro.
All’interno di tali costruzioni gli studiosi hanno notato una netta separazione degli spazi per quanto riguarda gli ambienti abitativi, mentre i luoghi più aperti erano riservati con ogni probabilità al ricovero degli animali.
Un modello d’insediamento inedito
«Prima di questa scoperta – commentano gli archeologi – evidenze del genere erano conosciute solo in Svizzera e in Germania, nella regione della Baviera. E di sicura influenza germanica sono i resti di un edificio di culto in legno rinvenuti poco distanti dalle abitazioni. Di dimensioni notevoli (20 metri di lunghezza per 14 di larghezza) la chiesa ha una pianta che richiama in realtà la forma di una basilica. Mai prima di oggi era stato rinvenuto un monumento simile e così antico in Francia ma anche nella vicina regione elvetica.
Di sicuro, l’edificio fu un polo religioso di riferimento per tutta la comunità di fedeli del vicino villaggio, mentre nelle quattro tombe presenti all’interno della chiesa trovarono riposo alcuni membri delle famiglie che lo fondarono.
Informazioni dalle ossa (bovine)
A qualche decina di metri dal villaggio è stata individuata un’area destinata alla macellazione del bestiame.
Le analisi al C14 sui resti degli animali dimostrano che quest’area fu utilizzata durante tutto il periodo di occupazione merovingia intorno al VII secolo. Tra le centinaia di reperti ossei, prevalgono quelli appartenenti a buoi, ma anche il cavallo è ben rappresentato. L’enorme giacimento osseo suggerisce la presenza un’intensa attività di macellazione, molto probabilmente la fonte economica principale.
La strategia dei Franchi per consolidare l’occupazione
Il sito venne occupato per circa duecento anni ed ebbe un importante ruolo politico-strategico.
Fu infatti costruito a poca distanza dalla città di Pontarlier, al tempo un punto strategico di attraversamento della catena del Massiccio del Giura, su una grande arteria di collegamento tra l’Italia e il Nord della Gallia.
Ma chi ci abitava?
Non è facile per gli archeologi decretare con certezza quale fosse lo status degli abitanti di questo villaggio così atipico. Nelle circa settanta tombe rinvenute nei pressi dell’insediamento sono tornate alla luce eleganti spade, ma anche enormi fosse comuni contenenti corpi ammassati di soldati. Al tempo stesso un ricco corredo di gioielli rinvenuto in una tomba femminile solleva nuovi interrogativi.
L’ipotesi più condivisa è che il villaggio fosse una sorta di avamposto governativo dei Franchi lungo l’asse di collegamento tra l’Italia e il Nord ovest europeo e non certo un semplice accampamento di allevatori. Alcuni studiosi si spingono oltre affermando che tale insediamento sarebbe sorto in concomitanza con la conquista del regno della tribù germanica dei Burgundi da parte dei Franchi nel 534.
La fine senza strappi…
Così come sorse, il villaggio tramontò: velocemente, ma in maniera ordinata.
Concludono gli archeologi del’Inrap: «Non abbiamo rinvenuto alcun segno di distruzione violenta. Probabilmente nuovi sviluppi politici o inediti modelli di sussistenza portarono a un abbandono e allo spostamento della popolazione nella vicina e più sviluppata città di Pontarlier»