Un mammut alle porte di Parigi

20 ottobre 2020


Fermate le ruspe!

«È il teschio di un “Mammut lanoso” (Mammuthus primigenius) o forse di un Palaeoloxodon antiquus, elefante, oggi estinto, detto “dalle zanne dritte”. E pensare che siamo alle porte di Parigi…».

Trattengono a fatica l’emozione gli archeologi, geomorfologi e paleobotanici dell’Inrap (l’istituto di prevenzione archeologica francese) impegnati da mesi sul sito di Clichy-la-Garenne nei pressi della Ville Lumière.
Laddove vanno avanti senza sosta i lavori del cantiere del secolo – ovvero il monumentale e avveniristico progetto di ampliamento urbano ‘”Grand Paris” – è riemerso un sito preistorico del Paleolitico medio databile tra i 350 e i 45 mila anni fa.

Precedenti celebri… lungo la Senna

Da tempo si sa che lungo la Senna – in particolare tra Clichy e Levallois-Perret, popolosi quartieri a nord ovest di Parigi – rocce e sabbia fluviale sono ricche di testimonianze preistoriche. In particolare tra il 1860 e il 1870 in quel tratto di fiume tornarono alla luce industrie litiche, fauna e fossili che documentano la presenza umana nel bacino di Parigi durante la più antica Preistoria.
Basandosi su manufatti in selce rinvenuti nelle cave del vicino distretto di Levallois-Perret, i ricercatori individuarono a suo tempo un metodo di scheggiatura entrato poi nella letteratura scientifica internazionale col nome di “Metodo Levallois”.

Tuttavia dal XIX secolo in poi la media valle della Senna non era stata più indagata e le nuove ricerche, iniziate casualmente, forniscono adesso un’opportunità unica per osservare più attentamente la preziosa stratigrafia cercando di risalire anche alle origini morfologiche del paesaggio.

Un tesoretto d’informazioni dai depositi alluvionali

Sotto quattro metri dal piano di calpestio attuale nel sito in esame di Clichy-la-Garenne, spessi strati di depositi alluvionali della Senna portano ancora tracce delle ripetute glaciazioni avvenute in epoca preistorica. In particolare, nello strato più antico, il ritrovamento di alcuni manufatti in selce, come schegge in associazione a resti di animali, rivelano che il Neanderthal “frequentò” queste rive.

L’attenzione è rivolta nella fattispecie alle punte di selce fabbricate durante il Paleolitico medio con pietra locale e impiegando il già menzionato Metodo Levallois che consiste nel controllare il volume del nucleo (la matrice da cui è stata ricavata la punta) per ottenere i manufatti trasformabili poi, oppure no, in strumenti da lavoro.

Qui passeggiavano elefanti e mammut

Tra le centinaia di ruspe e altrettante betoniere che lavorano h24 all’ambizioso piano infrastrutturale parigino, insieme al teschio appartenente alla famiglia degli Elephantidae (elefanti estinti, o vicini parenti come per esempio il Mammut), sono riemersi resti fossili di grandi erbivori preistorici tra cui cavalli e bisonti.

L’assenza di collagene su tali fossili impedisce le analisi al C14 e si stanno dunque effettuando altri esami per risalire alla datazione.

Il cuore più antico di Parigi e il suo più avveniristico futuro si contendono il medesimo terreno.