Archeologia Viva n. 204 – novembre/dicembre 2020
di Piero Pruneti
Una serie di articoli molto significativi e approfonditi contraddistingue questo numero, tutti a firma degli stessi responsabili delle ricerche e degli studi in corso. Iniziamo dall’Egitto dove nonostante tutto – ovvero la vicenda irrisolta di Giulio Regeni – si celebrano, giustamente e a onore dell’Italia, i quarant’anni del salvataggio dei templi di File. Fu un’impresa colossale che vide protagonista il nostro Paese ed è doveroso ricordarla, in casa nostra e nelle celebrazioni in programma ad Assuan.
Sono anche centotrenta anni dalla morte di Heinrich Schliemann, del quale la ricerca di Pappalardo mette in rilievo la personalità senza dubbio geniale e… molto convinta di sé, questa volta presentandoci le scelte ideologiche e stilistiche che lo stesso scopritore di Troia espresse nel progettare il proprio mausoleo: una serrata analisi che ci aiuta a capire una delle figure più osannate e controverse nella storia dell’archeologia. Si parla poi delle indagini e di un restauro che hanno reso giustizia a un monumento fondamentale per il Medioevo milanese, l’“umbilicus” della città, come lo definì Carlo Borromeo, con un impianto che affonda nell’antico foro dimenticato.
Un altro articolo è interamente dedicato agli Etruschi, questa volta analizzati nella loro realtà campana di frontiera, protagonisti di una straordinaria vicenda di “ibridazione” culturale, tutta documentata nell’eccellente mostra in corso al MANN. E sempre parlando di ibridazione torniamo in Sardegna, dove a San Vero Milis lo scavo di s’Urachi, ‘il Nuraghe’, ha messo in rilievo quanto anche qui sia stata produttiva la convivenza fra genti diverse, Sardi e Fenici, nei processi evolutivi della civiltà mediterranea.
Non possiamo chiudere senza ricordare due amici: Philippe Daverio, direttore scientifico di «Art e dossier» (sempre Giunti Editore), sincero estimatore della nostra rivista, e l’etruscologo Mario Torelli, studioso di fama internazionale, grande maestro, combattente fino all’ultimo per l’integrità e la correttezza del messaggio archeologico.
Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”