29 ottobre 2020
Per la prima volta insieme
Si è aperta al Museo archeologico nazionale di Firenze dove resterà fino al 30 giugno 2021 la mostra “Tesori dalle terre d’Etruria. La collezione dei conti Passerini, Patrizi di Firenze e Cortona”.
Per la prima volta dopo circa 150 anni è esposta al pubblico, interamente riunita nei suoi nuclei principali, la collezione archeologica che fu del conte Napoleone Passerini (1862-1951) e della sua famiglia, in gran parte conservata nei magazzini del Museo fiorentino, ora completata da 82 pregiate antichità prevalentemente etrusche e greche, consegnate da una generosa donatrice fiorentina nel 2016 al Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale di Firenze.
Dalle vacche chianine alla passione per l’archeologia
Il conte Napoleone Passerini, nobile di stirpe cortonese, figlio del facoltoso Pietro Passerini da Cortona, oltre a essere agronomo di chiara fama, fondatore e proprietario dell’Istituto Agrario di Scandicci (Fi), e aver selezionato la pregiata razza chianina nelle sue fattorie in Val di Chiana, fu appassionato collezionista e fin dall’adolescenza radunò la straordinaria raccolta, in parte ereditata dal padre, promuovendo scavi e acquistando capolavori.
I primi reperti provengono da una trentina di tombe etrusche con splendidi corredi, rinvenute nei suoi vasti possedimenti di Bettolle e di Sinalunga, e da una grande necropoli di 60 tombe della collina di Foiano della Chiana.
Dai reperti informazioni preziose sulla lingua etrusca
Già nel 1877 la sua collezione annoverava almeno 400 vasi, senza contare avori, ferri, paste vitree, una ingente quantità di oggetti domestici e funerari in bronzo, suppellettili di ogni genere, vasi da dispensa e da commercio, orci da miele e vasi per derrate solide e liquide, molti dei quali con iscrizioni che contribuiscono in modo sostanziale ad accrescere le conoscenze sul lessico della lingua etrusca.
Riflettori sui ricchi etruschi in Val di Chiana
Inoltre, il valore della collezione è straordinario perché proviene da un preciso e ben definito contesto territoriale e culturale, quello della Val di Chiana, da sempre cerniera fra i territori di Chiusi, Siena e Arezzo, del quale documenta aspetti di vita e cultura tra VII e I sec. a.C., in particolare quella espressione dell’aristocrazia di Chiusi.
La mostra, curata da Mario Iozzo, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze e da Maria Rosaria Luberto (nella foto sopra), archeologa della Scuola Archeologica Italiana di Atene, con il coordinamento generale di Stefano Casciu, direttore regionale dei Musei della Toscana, espone ben 293 reperti, fra i quali spiccano vasi ateniesi di grande qualità, alcuni con iconografie rarissime, e uno dei più antichi e importanti vasi etruschi dell’intera produzione a figure rosse: un grande vaso per mescolare l’acqua e il vino utilizzato nei simposi dall’aristocrazia etrusca dell’Ager Clusinus, il territorio dell’antica Chiusi. A questo si affiancano 18 ricordi e cimeli di Napoleone Passerini, tra cui persino la sua pipa personale, gentilmente concessi in prestito dai pronipoti.
Info. 055. 23575