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Paestum sotterranea Novità in... galleria

2 novembre 2020


Dall’ingegneria antica ai graffiti dell’Ottocento

Una grande galleria sotterranea che collega il tempio cosiddetto di Nettuno e il tempio noto come “Basilica”, nel santuario meridionale di Paestum, è per la prima volta oggetto di uno studio sistematico.
Nota fin dall’Ottocento, come dimostrano numerosi graffiti, la galleria è accessibile attraverso quattro pozzi chiusi con delle grate, ha una lunghezza di quasi cinquanta metri ed è tuttora percorribile, seppure al momento solo da tecnici muniti di appositi dispositivi di sicurezza. La presenza di malta idraulica, che riveste interamente le pareti della struttura, lascia ipotizzare che la galleria servisse nell’antichità come una grande cisterna.

Spiega il direttore del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel: «A Paestum l’approvvigionamento delle acque rappresentava una criticità. L’acqua del Capodifiume ( l’antica via sacra fluviale  che costeggiava le mura di Paestum ndr)era malsana e i pozzi non risolvevano il problema perché la falda acquifera tendeva a essere salmastra vista la vicinanza della città al mare. Così, raccogliere l’acqua piovana che cadeva dai tetti dei due templi principali in una grande cisterna poteva essere una buona idea, anche se ancora ci mancano dati precisi sulla datazione della struttura».

Il sopralluogo nella cisterna tra i due templi ha rivelato anche testimonianze molto più recenti: graffiti che viaggiatori dell’Otto e del Novecento hanno lasciato sulle pareti della galleria sotterranea, a volte datandoli. Il più antico finora riscontrato risale al 1855, il più recente al 1965.