Rovine a sud Roma in Africa

Archeologia Viva n. 1 – settembre/ottobre 1988
pp. 42-51

di Judith Lange

La fondazione di città grandi e piccole, comunque simbolo della presenza e organizzazione dello Stato, accompagnò dovunque la conquista romana

In Africa Settentrionale questo processo conserva aspetti particolarmente tangibili nelle sterminate rovine che il deserto ha conservato

Nel suo trattato sulla “essenza beduina”, la Muqaddima, il filosofo musulmano Ibn Kaldoun fa questa distinzione tra le fasi dell’evoluzione sociale: il nomadismo puro, la vita semi-sedentaria e quella sedentaria. Per Ibn Kaldoun, sono queste le tre categorie che definiscono l’anima nordafricana. Il nomade agisce per l’Indispensabile, il contadino semi-sedentario extra-muros per il Necessario, il cittadino sedentario per il Superfluo.

Lo scrive nella seconda metà del secolo XIV, più di mille anni dopo il dominio romano in Africa. Eppure il suo elogio alla “beduinità” svela molte delle ragioni che erano alla base dei conflitti cronici tra romani e Berberi. Il razionalismo e il senso pratico dei Romani di occidente non poteva non urtare l’insofferenza alla disciplina di quelle tribù, abitanti delle montagne, degli altipiani e del deserto di quella terra che verrà chiamata generalmente la Mauritania Caesariensis e che comprende la Mauritania Sitifiensis e la Numidia.

La massiccia immigrazione di soldati, coloni, maestranze e quadri amministrativi romani cambierà per più di tre secoli l’immagine del paese. La civitas romana si sostituisce all’economia tribale e nomade. Caesarea (Cherchell), l’antica Iol fenicia, diventa fino dal I sec. d.C. una capitale dall’aspetto greco-romano, piena di statue della scuola di Phidia e Mirone raffiguranti Atena, Apollo ed Ercole.

Tipasa, oggi un vasto parco archeologico, è ricca di mosaici e di rivestimenti marmorei policromi. Le città dell’entroterra montagnoso tradiscono fasti “pompeiani” come Djemila, l’antica Cuicul berbera, trabordante sul promontorio di terra nera in una fitta rete di case, monumenti e giardini, fontane e templi, e Thamugadi (Timgad), la città fondata da Traiano alla fine del I sec. d.C. nella pianura sotto il massiccio dell’Aurés, alle soglie del deserto, che ricalca fedelmente la pianta rigorosamente geometrica delle città romane d’esportazione.

Il proliferare di più di 500 tra città piccole, medie e grandi, da 5 a 10 mila abitanti e più, consolida la “romanizzazione” d’Africa sul filo del consenso e di una relativa stabilità. La Pax Romana procede a dispetto delle condizioni di miseria indigene. […]