Dedicato a Olimpia Uomini e sport

Archeologia Viva n. 1 – settembre/ottobre 1988
pp. 40-41

di Marco Fittà

Mentre atleti di tutto il mondo si incontrano a Seul, viene spontaneo stabilire un confronto con gli sport e gli sportivi del mondo antico, ai quali tanto dobbiamo del nostro modo di concepire le discipline olimpiche

Lo spirito agonistico si manifestò fin da epoche antichissime presso quasi tutte le civiltà del bacino del Mediterraneo. Disponiamo di numerose testimonianze archeologiche sulla pratica sportiva presso gli Egizi, gli Assiro-Babilonesi, i Cretesi ecc., ma fu solo con i Greci che le varie discipline vennero organizzate in manifestazioni regolari, nel corso delle quale si gareggiava sotto l’egida delle divinità nel cui santuario si disputavano i Giochi.

Il più famoso fra tutti i santuari fu, sicuramente, quello di Zeus a d Olimpia, dove, dalla data convenzionalmente accettata del 776 a.C., si tennero, ogni quattro anni, i Giochi Olimpici. Le gare si disputavano nell’area sacra, detta Altis, nel corso di sette giornate, delle quali la prima e l’ultima erano destinate alle cerimonie sacre e a quelle pubbliche, mentre nei cinque giorni intermedi si svolgevano tutte le gare, con il seguente probabile programma: stadio, diaulo (mezzofondo), dolico (fondo), pentatlo (lancio del disco, del giavellotto, salto, corsa e lotta), pugilato, lotta e pugilato per ragazzi, corsa con l’armatura (politica) corsa dei cocchi e corsa a cavallo.

Ai Giochi Olimpici erano ammessi soltanto uomini liberi di stirpe greca, i quali dovevano giurare davanti ai giudici sportivi di essersi allenati per dieci mesi e che non avrebbero commesso scorrettezze durante le gare. A questi stessi giudici spettava il compito di iscrivere nelle varie categorie di età gli atleti e di decidere sull’esito delle gare.

Pur se con alterne vicende, le Olimpiadi si celebrarono per più di 1100 anni, fino a quando, sotto l’influenza del cristianesimo, ed in seguito ad una lettera di Sant’Ambrogio, esse furono vietate dall’imperatore Teodosio I, nel 349 d.C. Toccherà a De Coubertin, dopo ben 1500 anni, riaccendere nuovamente la fiaccola. […]