Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 176 – marzo/aprile 2016
di Piero Pruneti

L’articolo che pubblichiamo di Anna Maria Visser affronta il tema cruciale della funzione dei musei (insieme a quella non meno strategica dei tanto bistrattati “depositi”). I musei, per loro natura, sono istituzioni di lunga durata, quasi sempre con una prestigiosa storia alle spalle, e come tali sono soggetti a invecchiare. Nascono in rapporto alle esigenze del proprio tempo e poi invecchiano, come ogni organismo vivente. Per tenerli in vita occorre sempre aggiornarli avendo ben presente il corpo sociale per il quale devono svolgere il servizio. Altrimenti si mummificano. Sono tanti i musei “mummificati”, che non sanno più relazionarsi con la domanda culturale di uomini, donne e bambini, ben diversa oggi rispetto anche a soli cinquant’anni fa (lo stesso discorso vale per le altre istituzioni di pubblica utilità, a partire dalla scuola). Un museo nasce per “conservare” i suoi contenuti scientifici e renderli accessibili ai potenziali utenti, che un tempo appartenevano a una classe ristretta e che oggi sono tutti i cittadini. Dunque, il problema di fondo è imparare a comunicare. Sappiamo che in Italia i contenitori museali soffrono per il “troppo pieno”: troppi reperti, troppi capolavori esposti. E questo ha indotto i direttori a trascurare gli aspetti didattici. Nel frattempo alcuni nuovi musei – come quello di Pontecagnano – sono sorti con criteri espositivi esemplari per il coinvolgimento, anche emotivo, dei visitatori. Le attuali scelte del MiBACT vanno in questo senso con la separazione, nelle soprintendenze di Stato, delle funzioni della tutela da quelle della valorizzazione. In tale ambito un vero e proprio laboratorio di esperienze stanno diventando i nostri maggiori musei nazionali, resi finalmente autonomi e sotto la guida di giovani e intraprendenti direttori (se n’è parlato proprio in questi giorni a “tourismA”). Vedremo cosa succederà. Ma un fatto è certo: i vecchi sistemi di gestione museale avevano perso da tempo sintonia con la vita che scorre fuori dalle loro stanze.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”