Il Black & Decker dell’antichità Scienze per l'archeologia

Archeologia Viva n. 2 – novembre/dicembre 1988
pp. 76-79

di Guido Devoto

Le più aggiornate ricerche scientifiche ci introducono nel mondo della glittica antica

Si svelano così i segreti della lavorazione col trapano di sigilli gemme e cammei ed è possibile finalmente individuare le falsificazioni moderne

Lo studio delle tecniche di incisione glittica dell’antichità è spesso sistematicamente trascurato dagli archeologi. Eppure si tratta di un settore della ricerca che non solo può illuminare sulle realtà delle lavorazioni seguite, ma è rivelatore degli aspetti economico-commericali di una industria tra le più attive del mondo antico, oltre a fornire un aiuto validissimo per il riconoscimento di copie tardo-antiche e di falsificazioni moderne.

Anche se il cromatismo ha giocato un ruolo fondamentale nella scelta dei materiali, l’impiego di minerali e rocce nella glittica antica fu sempre considerato in funzione di proprietà fisico-tecniche e mineralogiche-petrologiche specifiche, pur solo empiricamente conosciute: durezza, tenacità, struttura, tessitura, omeometria o eterometria di grana, composizione mono o poliminerale, sfaldatura, frattura, inclusioni, idro e liporepellanza.

I materiali litoidi “ideali” per lavori di intaglio furono senza dubbio i calcedonii, preferiti per i cammei, oltre ai diaspri e le selci, che sommavano all’elevata durezza e tenacità (garanzie di resistenza e durata), omogeneità di grana finissima, e repellenza a grassi o argilla umida, ciò che consentiva di ottenere impronte precise e nitide.

Tra le “pietre dure” si adoperavano singoli individui cristallini di alcune specie mineralogiche: i quarzi macrocristallini (quarzo ialino o “cristallo di rocca”, ametista, citrino), i granati, i corindoni (zaffiro e rubino), i berilli (acquamarina e smeraldo), le tomaline, i feldspati, il topazio, l’olivina e altri.

Il taglio e la lavorazione di una gemma entro un singolo cristallo erano abbastanza agevoli con i metodi in uso nell’antichità, anche se la durezza, proprietà vettoriale, variava sempre un poco in funzione delle diverse direzioni di taglio e incisione. Si doveva però tener presente l’eventuale sfaldatura di alcuni materiali, rispetto ad altri soggetti a frattura casuale. […]