Nel tempio dei sette pianeti Alla ricerca del sapere perduto

Archeologia Viva n. 2 – novembre/dicembre 1988
pp. 52-57

di Pietro Laureano

In Alta Mesopotamia la città di Harran racchiude ancora le rovine dei templi dei sette pianeti dell’antica comunità dei Sabei

Qui fino al Medioevo si sono tramandate le più remote conoscenze astronomiche

Al limite estremo del mondo, in cima ad un’alta montagna, troneggia un antico tempio. La costruzione ha sette porte ed è sormontata da una cupola a sette piani. Sulla cima una pietra preziosa irraggia una luce intensa. All’interno, un pozzo di sette lati. Un’iscrizione informa che nelle sue profondità sono custoditi i libri depositari di tutte le scienze della terra e dei cieli e della storia passata e futura.

Il racconto, impregnato di un complesso significato allegorico, risale al X secolo. L’autore è Al Mas’udi: storico musulmano, i cui meraviglioso itinerari dall’Egitto alla Cina sono tuttora avvolti da un alone leggendario. Come fare per esplorare quel tempio che «non è situato in una località raggiungibile dall’uomo in normali condizioni di coscienza»?

Certamente il viaggio al tempio rappresenta un percorso interiore, la difficile ricerca di stadi superiori di consapevolezza. Tuttavia, al di là del simbolismo, architetture rispondenti all’immagine ideale esistevano realmente e favorivano l’esperienza conoscitiva.

È noto che nei templi e negli oracoli del mondo antico si perpetuava la civiltà universale. Celebre tra tutti il santuario di Apollo a Delfi, per circa mille anni centro internazionale di influenza politica e culturale. A seguito degli editti di Teodosio (389 d.C.) e di Giustiniano (529 d.C.) vennero aboliti tutti i templi dell’impero romano e distrutti il Serapejon e la biblioteca di Alessandria.

Fu così clamorosamente sanzionata la soppressione della scienza e della filosofia antica. Forse esiste, tuttavia, un luogo dove i libri e il sapere sono stati conservati per più lungo tempo.

Ricostruiamone la storia. Alla chiusura della scuola di Atene nel 529 filosofi, medici e studiosi greci si rifugiarono a Bagdad dove, sotto la protezione persiana, continuarono i loro studi. […]