I Paleoveneti Popoli dell'Italia protostorica

Archeologia Viva n. 2 – novembre/dicembre 1988
pp. 44-51

di Autori Vari

A partire dalla fine dell’età del Bronzo nel corso del I millennio a.C. una civiltà con caratteri del tutto specifici rispetto alle contemporanee culture della penisola si sviluppò nell’Italia nord-orientale

Le fonti scritte sugli antichi Veneti sono numerose, distribuite lungo vari secoli, riferibili ai più famosi scrittori greci e latini. Omero, come tutti gli scrittori greci, li chiamava Enetoi; i Latini traducendo il termine greco, li disse Veneti. Secondo Omero provengono dalla Paflagonia, regione dell’Asia Minore. Guidava i Paflagoni il forte cuore di Pilemene dalla erra degli Eneti dove nasce la razza delle mule selvagge (Iliade, II, 851-852).

Fra le fonti latine va ricordato anzitutto Livio. Il grande storico patavino comincia il libro delle Storie proprio con il ricordo delle vicende che riguardano la sua terra. Pilemeno è morto a Troia e i Veneti già espulsi dalla Paflagonia, privi di patria e di guida, si rivolgono ad Antenore, saggio consigliere dei Troiani.

È noto che Antenore raggiunse la più interna insenatura del mare Adriatico, accompagnato da una notevole massa di Veneti che, cacciati dalla Paflagonia a causa di una rivoluzione, cercavano una nuova terra e un nuovo capo, avendo perduto sotto le mura di Troia il loro re Pilemene; Veneti e Troiani, cacciati gli Euganei, che abitavano fra il mare e le Alpi, occuparono quella regione (Storie, I, 1).

Ancora più leggendario è il racconto dell’arrivo dei Veneti in Virgilio, là dove Venere, gemendo per l’affannoso navigare del figlio Enea, vi contrappone la felice sorte di Antenore: Antenore, sfuggito dalle mani degli Achei, poté addentrarsi nei golfi dell’Illiria, spingendosi nel cuore del regno dei Liburni e superare la fonte del Timavo.

In questa terra egli fondò la città di Padova e stabilì la sede dei Troiani… Qui diede il nome alla sua gente, appese le armi di Troia e qui riposa sereno nella tranquilla pace (Eneide, I, 242-249).

Oggi, più che alla migrazione di un popoli intero, si pensa a piccoli gruppi di gente, arrivata anche in momenti successivi, integrata con gli originari abitanti del luogo tanto da formare gradualmente una nuova realtà etnica e soprattutto culturale. […]