Uno spazio per la ricerca subacquea Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 2 – novembre/dicembre 1988
p. 7

di Luigi Fozzati

I risultati di due anni di lavoro del Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea segnano l’inizio di una strada molto lunga da percorrere in fretta per evitare almeno in extremis la distruzione del patrimonio archeologico sommerso

Con questa nuova rubrica Archeologia Viva inaugura una forma di comunicazione diretta tra il Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e i lettori: informazione e dialogo.

Anzitutto informazione: gli italiani interessati alle sorti del nostro patrimonio archeologico e storico-artistico sommerso sono tanti, tutti desiderosi di sapere cosa succede e che cosa fanno gli enti competenti per tutelare e valorizzare un complesso di beni eccezionale.

Spazio anche per il dialogo: l’archeologia – e con essa l’archeologia subacquea – è un settore d’attività professionale, ma nello stesso tempo ha una sua specifica portata sociale che non va ignorata. Ci sembra pertanto opportuno iniziare questa rubrica presentando il Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea, che d’ora in poi per brevità indicheremo con la sigla STAS.

Lo STAS nasce alla fine del 1986 per espressa volontà del nuovo Direttore generale del Ministero, Francesco Sisinni. Attento alle problematiche irrisolte o di difficile attuazione, Sisinni istituisce una serie di servizi centrali, tra i quali appunto lo STAS, che dipende direttamente dall’Ufficio Centrale per i Beni Ambientali, Architettonici, Archeologici, Artistici e Storici, e quindi direttamente dallo stesso Sisinni. […]