Hera e il profumato Lacinio Magna Grecia

Hera e il profumato Lacinio

Archeologia Viva n. 162 – novembre/dicembre 2013
pp. 40-52

di Roberta Belli Pasqua, Giorgio Rocco e Roberto Spadea

A Crotone il santuario della sposa di Giove sul Capo Lacinio celebre in tutto l’antico mondo greco è tuttora noto per la colonna superstite che domina il promontorio sullo Jonio

Era circondato da un giardino “dove tutto fiorisce” mentre il tempio della dea presentava un apparato architettonico e decorativo che richiamava i più famosi edifici sacri dell’Ellade

«Hera venerabile, che getti sovente dall’alto del cielo uno sguardo sul profumato Lacinio» (Antologia Palatina VI 265). Così si rivolgeva alla dea la poetessa Nosside vissuta a Kroton (Crotone) tra fine IV e III sec. a.C., recando in dono una veste di bisso nel santuario di Capo Lacinio (oggi Capo Colonna, la punta più orientale della penisola calabrese, otto chilometri a sud di Crotone).

Le origini del santuario risalgono a due diverse tradizioni mitiche, accolte nel racconto storico a partire dal VI sec. a.C.: la prima ne fa risalire la fondazione a Eracle, che avrebbe istituito il culto di Hera per espiare la morte di Kroton, figlio del re indigeno locale Lakinios, da lui ucciso per errore; l’altra ricorda il dono del Lakinion, del giardino “dove tutto fiorisce”, alla dea da parte della ninfa marina Tetide.

Il santuario godeva del diritto d’asilo ed era noto per la presenza di un álsos (bosco sacro) e di mandrie che pascolavano senza che fosse necessario un pastore.

La sua notorietà si doveva anche alle dediche donate da celebri personaggi: da Enea, che aveva dedicato una coppa iscritta e istoriata, al nobile sibarita Alkisthenes, che vi avrebbe lasciato un prezioso mantello, ad Annibale, che avrebbe dedicato a Hera una vacca d’oro e fatto iscrivere su una tavola di bronzo il resoconto delle sue imprese in greco e punico. […]