Vetulonia, Pontecagnano, Capua: vite parallele di tre città etrusche Storie mediterranee

Vetulonia, Pontecagnano, Capua: vite parallele di tre città etrusche

Archeologia Viva n. 162 – novembre/dicembre 2013
pp. 26-39

di Carmine Pellegrino e Simona Rafanelli

Etruschi dell’Etruria propria fra Toscana e Lazio ed Etruschi “di frontiera” in Campania

Sono coloro che – a contatto diretto con i popoli indigeni del Meridione e ben presto con i primi mercanti e coloni greci – diedero vita a uno dei più vivaci incontri di civiltà verificatisi nella Penisola durante la prima età del Ferro

Già agli inizi dell’età del Ferro, nella prima metà del IX sec. a.C., si verifica un trasferimento di gruppi di Etruschi in territorio campano, nella fase iniziale di quel processo storico che dà vita, nei due differenti territori di sviluppo, l’Etruria propria e la Campania, ad aspetti peculiari della Cultura villanoviana.

Le comunità di incineratori stanziatesi sul suolo campano a Capua, Pontecagnano e Sala Consilina nel Vallo di Diano – i cosiddetti Etruschi di frontiera – formano delle vere e proprie enclaves all’interno di un territorio dove prevaleva la cultura indigena delle tombe a fossa con sepolture a inumazione, ben documentata sulla fascia costiera tirrenica (nella Cuma preellenica e nella valle del Sarno).

Il contatto fra le diverse componenti etno-culturali si manifesta talora nell’interscambio delle forme dei vasi in ceramica o nell’acquisizione reciproca di un singolo aspetto del rituale funerario, come ad esempio il rito della cremazione in una comunità ove prevale l’inumazione e viceversa.

Al pari di quelli dell’Etruria propria, i centri villanoviani campani del IX sec. a.C. assumono i caratteri di un agglomerato protourbano, capace di controllare vaste estensioni territoriali e di pianificare l’occupazione degli spazi riservati ad abitato e necropoli: dall’analisi di queste ultime si evince una chiara se pur semplice organizzazione sociale, fondata sulla divisione dei ruoli uomo-donna cui spettano rispettivamente le attività della guerra e della caccia, attestate dalla presenza di armi nei corredi, e le incombenze domestiche della filatura e tessitura unitamente alla produzione, parimenti riservata alla donna, di ceramica lavorata a mano. […]