Donne che “fanno storie”… e finalmente se ne parla A proposito di...

Archeologia Viva n. 206 – marzo/aprile 2021
pp. 64-70

di Francesca Ghedini

In alcuni casi le donne dell’antica Roma cambiarono addirittura il corso degli eventi mantenendo il silenzio o suggerendo soluzioni a mariti/imperatori consegnati poi alla storia come “grandi tra i grandi”

L’esercito delle “invisibili” riemerge un passo dopo l’altro per affermare una volta per tutte quel ruolo che una storiografia declinata al maschile ha sempre negato

Una storia di Roma vista attraverso gli occhi delle donne non è mai stata scritta e, forse, è impossibile da scrivere, perché le presenze femminili sono, almeno nei primi secoli della vita della città che dominò il mondo, poco più che ombre, icone, simboli di qualità o di colpe più che donne reali.

C’è la moglie di Romolo, la saggia e devota Ersilia, la prima regina di Roma, che Ovidio immortala mentre ascende al cielo in una scia fiammeggiante (Met. XIV, 845-51).

Ci sono le eroiche Sabine, che non assistettero inerti alla guerra scatenata dal loro rapimento, ma, «sciolti i capelli e lacerate le vesti», si gettarono nella mischia, «pregando di qua i padri, di là i mariti di non macchiare con il sangue di congiunti la loro progenie, gli uni i nipoti, gli altri i figli» (Liv. 13, 1).

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