Acropoli di Barikot: un microcosmo di riflessi asiatici Archeologia orientale

Archeologia Viva n. 206 – marzo/aprile 2021
pp. 40-51

di Luca M. Olivieri e Michele Minardi
a cura di  Luca M. Olivieri

La rupe vertiginosamente sospesa sulla valle dello Swat a dominio dell’antica Bazira di Alessandro è oggetto di approfondite ricerche da parte della Missione archeologica italiana in Pakistan

Come in un microcosmo ne emerge il quadro delle molteplici presenze politiche culturali e religiose che interessarono l’Asia centrale nel primo millennio della nostra era

Della Missione archeologica italiana in Pakistan (ISMEO-Università Ca’ Foscari di Venezia) si è parlato alcuni mesi fa con uno speciale su Archeologia Viva (n. 202). Dello scavo “principe” della stessa Missione nel sito di Barikot (valle dello Swat) si è anche molto detto in pubblicazioni specializzate, ma anche in siti web più popolari come Illustrated Archaeology.

Quanto alle prime, si ricordano tre contributi (chiedere a: lucamaria.olivieri@unive.it) destinati a lasciare il segno nell’archeologia dell’antica regione centroasiatica del Gandhara e dello Swat in particolare: uno sulle cronologie, emerse dagli esami al C14, della prima fondazione urbana di Barikot (circa 600 a.C.); un altro su un eccezionale campionamento di oltre cinquemila semi (riso, orzo, ma anche legumi, vite, cotone…) recuperati con le flottazioni di materiali provenienti dagli strati relativi alle fasi preurbane e iniziali della stessa città (1200 a.C.-50 d.C.); un terzo studio sul percorso verso l’India di Alessandro Magno, presente in Swat nel 327 a.C., che identifica in modo definitivo Barikot con l’antica Bazira di Arriano e la Beira citata da Curzio Rufo.

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