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Addio a Paolo Moreno: una vita per l’arte antica

8 marz0 2021


Quel modo di… “osservare” l’antico

«A un certo momento della loro storia i Greci hanno realizzato nell’arte l’idea platonica di un mondo superiore – La nostra produzione vale quanto quella degli antichi – È necessario leggere quanto ne scrivono gli archeologi, ma anche osservare e approfondire di per sé l’opera venuta dal passato – La storia dell’arte greca va riscritta sugli originali che continuano ad aggiungersi in buon numero…».
Così il professor Paolo Moreno, scomparso il 5 marzo, a 86 anni, dichiarava ad Archeologia Viva intervistato per la rubrica “La voce della storia” (vedi AV n. 118) nell’ormai lontano 2006.

Fine anni ’90. Paolo Moreno osserva il Satiro danzante di Mazara del Vallo.

Studio e interpretazione dei “Grandi”

Studioso e instancabile divulgatore a cominciare dalle interessanti attribuzioni e identificazioni (da Fidia a Prassitele il vecchio), è suo tra l’altro l’enorme contributo sui Bronzi di Riace. Proprio sulle meravigliose statue scoperte per caso nelle acque calabresi Moreno concentrò a lungo i suoi studi sintetizzati anche nel saggio I Bronzi di Riace, Il Maestro di Olimpia e i Sette a Tebe (Electa) fino a identificarli come Tideo e Anfiarao. Instancabile lettore di opere d’arte antica.

Nel 2004 ha ottenuto il Premio internazionale “Tarquinia-Cardarelli”  (Sezione archeologia),  con la motivazione che «gli si deve il nuovo corso nella storia dell’arte antica».
Grandi i suoi maestri. Doro Levi alla Scuola archeologica italiana di Atene (1961), Ranuccio Bianchi Bandinelli e Giovanni Becatti alla Scuola nazionale di Archeologia a Roma (1964). Clamoroso l’elenco delle sue identificazioni, interpretazioni e attribuzioni. Eccone alcune: Fidia e Prassitele il Vecchio quali autori del gruppo colossale in bronzo di cui sono copia i Dioscuri del Quirinale; Tideo e Anfiarao, esponenti dei Sette a Tebe, riconosciuti nei Bronzi di Riace forgiati ad Argo da Agelada e Alcamene, a loro volta “maestri” della decorazione del tempio di Zeus a Olimpia; il periboetos, danzatore in trance, di Prassitele nel Satiro di Mazara; la battaglia di Gaugamela restituita ad Apelle attraverso il mosaico pompeiano di Alessandro; Cleopatra nella bagnante dall’Esquilino e Cesarione nel bronzo da Ierapetra a Creta; motivi dall’antico in Michelangelo, Caravaggio, Bernini fino ad Aligi Sassu e altri nostri contemporanei.

L’Arte di comunicare l’Arte

Moreno è stato anche versatile e brillante comunicatore. Molti i libri su temi fondamentali dallo stile severo all’ellenismo; innumerevoli le pubblicazioni sui periodici: in tutto, più di seicento titoli.
Ha insegnato Archeologia e storia dell’arte greca e romana all’Università di Roma Tre. Una delle sue allieve predilette, Annalisa Venditti (oggi affermata giornalista, autrice di testi Rai e scrittrice di romanzi) affida ad Archeologia Viva il suo emozionato ricordo.

«Quando vent’anni fa decisi di iscrivermi alla facoltà di Lettere dell’Università Roma Tre, convinta di studiare archeologia, non avrei mai potuto immaginare che un incontro così importante avrebbe plasmato la mia vita di giovane studentessa e, poi, di professionista. Da allora, dagli anni belli di una formazione che mi ha arricchita nello spirito e culturalmente, il professor Moreno è stato per me un maestro e una guida. E tale è restato dopo la laurea, fino a oggi, che il mio mestiere è quello della giornalista. La verità è che lo rimarrà per sempre.

Arrivederci Professore. Annalisa Venditti col professor Moreno nel giorno della sua laurea

Mi ha insegnato a scavare nella storia, quindi nel passato, con coraggio, determinazione, cercando soluzioni che facessero progredire il sapere. Così ho continuato a fare nella cronaca e nell’attualità, dunque nel presente. Paolo Moreno mi ha trasmesso l’incanto per la bellezza dell’arte, che sia antica, moderna o contemporanea è solo un dettaglio. Voleva che noi allievi sapessimo, soprattutto, vedere. Gli occhi come prima arma del detective. E nelle parole delle sue lezioni c’era l’avventura di quel ricostruire e capire, la magia del raccontare attraverso la raffinata cura nella parola prescelta, selezionata da un vocabolario prezioso che rende i suoi libri non solo saggi, ma affascinanti letture.

Grazie, professore

«Oltre a un incontentabile spirito di ricerca, che contagiava, catturava, forgiava, era in lui il tarlo dell’infaticabile osservatore, lo scrupolo della precisione e dell’attinenza, il rifarsi alla fonte come primaria assoluta necessità.

“Scegli un criterio e vai avanti con quello”, mi diceva. “E se non sai da dove partire, intanto inizia”. Io sono una delle allieve che ha avuto l’onore di partecipare al mitico Forum, un momento di incontro, a cadenza mensile, che il professore organizzava con i laureandi per condividere gli studi, le scoperte e gli avanzamenti per la stesura delle tesi. Un luogo dove l’orologio del tempo si fermava: ci ritrovavamo nel perimetro protetto di quella bellezza antica che ci avrebbe salvato dal resto,da tutto ciò che accadeva fuori, e che mi salva oggi, mentre lo penso come il tuffatore di Paestum e comprendo ciò che non avevo mai inteso. Nel vertiginoso e misterioso salto non lascia dietro il suo passato perché in quell’immensa distesa ci siamo noi, i suoi allievi che lo porteranno sempre dentro. Grati, felici, pieni di una sconfinata grandezza. Come quella del mare».