Alla scoperta dei Vestini L'Italia degli Italici

Alla scoperta dei Vestini

Archeologia Viva n. 161 – settembre/ottobre 2013
pp. 58-67

di Vincenzo D’Ercole, Alberta Martellone e Giuseppe La Spada

Nel territorio de L’Aquila all’inizio del I millennio a.C. si insediò uno dei popoli italici protagonisti nella storia dell’Abruzzo antico la cui immagine emerge con vivacità dai corredi delle centinaia di tombe riportate in luce nella necropoli di Bazzano

Agli inizi dell’età del Ferro, circa mille anni prima della nostra era, si sono andati definendo i contorni politici e territoriali dei due popoli che i Romani chiameranno Sabini e Vestini Cismontani, la cui intersezione doveva passare nel luogo dove oggi sorge L’Aquila.

In particolare lo “stato” dei Vestini si forma dall’unione dei tre gruppi che nell’età del Bronzo occupavano le conche abruzzesi di Capestrano, Navelli e L’Aquila.

Le caratteristiche del territorio, composto da pianure di fondovalle e dai vicini altopiani, spinge le classi dirigenti protostoriche a investire, piuttosto che in una stentata agricoltura, sull’allevamento con la tecnica della transumanza verticale (alpeggio).

Ne consegue che il “capitale” dello stato vestino era costituito da grandi mandrie, ovvero da una ricchezza mobile e facilmente asportabile: un meraviglioso bottino per qualunque razziatore…

Per difendere i propri beni i Vestini costituiscono un sistema di torri d’avvistamento e fortezze d’altura, da cui far defluire velocemente le truppe per sferrare gli attacchi e nelle quali, all’occorrenza, potersi arroccare insieme al bestiame.

Queste necessità di natura militare promuovono all’interno delle comunità vestine il ruolo dei guerrieri, che noi possiamo constatare grazie ai ritrovamenti di armi nei corredi funerari. 
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