Archeologia Viva n. 207 – maggio/giugno 2021
pp. 66-76
di Federica Grilli;
Schede di Sara Bernetti, Carmen Esposito, Laura Foglini, Alessandro Giacobbi, Francesca Giagni e Pasquale Miranda
Sviluppatasi su una panoramica altura a poca distanza dal mare e in vista delle cime appenniniche fra Marche Umbria e Abruzzo la città racconta una storia tutta particolare legata a un originario insediamento di genti di cultura villanoviana che ne fecero un’isola nelle terre dei Piceni prima dell’inevitabile ingresso nel mondo romano
La città di Fermo, nelle Marche meridionali, si sviluppa su un colle (il Sàbulo, 320 metri) che domina la bassa vallata del fiume Tenna, a pochi chilometri dal litorale medio-adriatico. Una posizione evidentemente strategica per il controllo del territorio e delle principali vie di comunicazione (in particolare di quelle fluviali e di terra che dalla costa permettevano l’accesso all’interno e verso il versante tirrenico), per la naturale difendibilità e la disponibilità di acqua e di risorse agropastorali, che non a caso ha attirato le numerose comunità che qui si sono succedute, senza soluzione di continuità, dall’età del Bronzo medio (XV-XIV sec. a.C.) fino a oggi, dando vita a una fenomenale storia di stratificazione abitativa.