Incontro con Giuseppe Orefici La voce della storia

Archeologia Viva n. 207 – maggio/giugno 2021
pp. 8-10

Intervista di Giulia Pruneti

«Fare l’archeologo è la cosa più bella che mi sia mai capitata»
«I sacrifici umani esistettero in tutte le grandi civiltà e Nasca non fu un’eccezione»
«Cahuachi e i famosi geoglifi furono concepiti dalle stesse menti»
«Le fantasie extra-terrestri? Le lascio a chi si accontenta di sognare…
»

Una certezza. Tornando indietro si butterebbe di nuovo a capofitto in quella straordinaria avventura che è il gran mare dell’archeologia precolombiana. Eppure la strada, da ragazzo, poteva essere già segnata, bastava non farsi troppe domande. Bastava seguire il solco familiare… diventando avvocato, magari nella sua Brescia, per una vita al riparo da imprevisti e mai nessuna delle migliaia di sveglia all’alba. In mezzo al deserto. E a chi gli ricorda che per molti resta una delle figure più vicine al celebre Indiana Jones – anche per una mal celata somiglianza quando porta il cappello – il professore si schernisce: «Beh, a dire il vero, io sono nato prima…».

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