Rosantico: un fiore per Afrodite Fra mito e storia

Rosantico: un fiore per Afrodite

Archeologia Viva n. 160 – luglio/agosto 2013
pp. 12-23

di Jean Pierre Brun, Adele Campanelli, Laura del Verme, Luciano Mauro, Annalisa Polosa, Marco Presutti e Maria José Strazzulla

La rosa ebbe un ruolo multiforme e spesso scenografico nella vita di greci e romani e venne associata ai poteri della dea dell’amore

L’occasione per parlarne è offerta da una mostra e dai roseti che ora fioriscono di nuovo vicino ai templi di Paestum a riproporre l’antica fama della città magnogreca nella coltivazione di una speciale varietà del mitico fiore

«Se non fossi al termine delle mie fatiche… canterei i roseti di Paestum che fioriscono due volte all’anno»
(Virgilio, Georgiche)

Siamo sotto le mura di Troia: il fatale duello tra Achille ed Ettore si è concluso e l’eroe troiano, colpito, è caduto a terra. In preda al suo insaziabile odio il greco si accinge a fare strazio del cadavere, trascinandolo col carro sotto gli occhi degli sbigottiti abitanti della città.

Il corpo viene quindi abbandonato presso il catafalco dell’amico Patroclo perché, in attesa che si celebri il funerale, esso divenga preda della ferocia dei cani: «ma questi eccitati non toccarono la salma di Ettore, perché di notte e di giorno sollecita la figlia di Giove, la Citerea Afrodite, li allontanava e ungeva il cadavere di una celeste essenza di rose che impediva l’offesa al corpo trascinato» (Iliade, XXIII, 184-187).

Il collegamento tra questo fiore e la dea, che nel testo omerico per la prima volta appare stabilito in forma diretta, non è solo il frutto di un’invenzione poetica.

L’olio di rose, proveniente da Cipro, l’isola sacra ad Afrodite, era infatti già attestato e noto nel mondo miceneo: nelle tavolette iscritte del palazzo di Pilo, che costituiscono la nostra informazione in materia, registrando liste di prodotti per la profumazione consegnati ai profumieri della corte, ricorre l’ideogramma dell’olio di ulivo, materia prima nella fabbricazione delle essenze nell’antichità.

In alcune tavolette inoltre compare il termine wo.do.we, traducibile con sicurezza come ‘(olio) alla rosa’. Dalle tavolette si possono dedurre anche alcune indicazioni circa la procedura seguita nella lavorazione dei balsami, affidata ad artigiani altamente specializzati, che utilizzavano una particolare varietà di olio cui si aggiungevano a caldo, in uno speciale bollitore, gli aromi. 
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