17 giugno 2021
Il restauro di una mummia umana di adulto, conservata nei depositi del museo dal 1994, sarà visibile al pubblico fino al 3 settembre nella Sezione Egiziana del Museo Civico Archeologico di Bologna.
La mummia appartiene alla collezione di antichità egizie, greche, etrusche e romane che Pelagio Palagi (Bologna, 1775-Torino, 1860), poliedrica figura di architetto, pittore, scultore, ornatista e collezionista, destinò per lascito testamentario al Comune di Bologna.
Studio e restauro “pubblico”
L’intervento conservativo − affidato a Cinzia Oliva, fra i massimi esperti nel restauro dei tessuti antichi e consulente di importanti istituzioni museali − si svolgerà dal 12 al 16 luglio e dal 30 agosto al 3 settembre. Durante gli orari di apertura del museo i visitatori potranno osservare dal vivo − grazie al progetto “Oltre le bende: storia di un antico egiziano” − le operazioni necessarie al complesso restauro tessile di una mummia dalla storia millenaria, in parte ancora inedita.
Pronta per il viaggio
Il trattamento conservativo è la premessa al trasferimento in sicurezza della mummia, che il Museo Civico di Bologna ha concesso in prestito ai Musei Civici di Mantova per una durata di cinque anni, assieme a un gruppo di 11 bronzetti di divinità egiziane.
A distanza di 27 anni, la mummia tornerà visibile al pubblico nella sede di Palazzo San Sebastiano a Mantova per arricchire e integrare la Collezione Egiziana di Giuseppe Acerbi, costituita dai reperti archeologici raccolti dall’erudito e scienziato naturalista di Castelgoffredo (1773-1846), durante il suo soggiorno in Egitto dal 1826 al 1834 quale Console Generale d’Austria.
Metti una mummia a Bologna
Pelagio Palagi acquistò questa mummia, il cui contesto archeologico di provenienza rimane tuttora sconosciuto, nel 1833 assieme a due sarcofagi a cassa e a un’altra mummia.
Il mercato antiquario offriva allora molte opportunità di acquisto, sia per l’arrivo di consistenti nuclei di oggetti direttamente dall’Egitto sia per lo smembramento di importanti collezioni costituite nel XVIII secolo e Palagi attinse certamente a entrambi i canali per i suoi acquisti. L’artista all’epoca si era già trasferito da Milano a Torino al servizio di Carlo Alberto di Savoia come “pittore preposto alla decorazione dei Reali Palazzi”, ma queste antichità egiziane, così come varie altre, continuarono ad arricchirne la casa museo milanese, da dove furono trasferite a Bologna dopo la sua morte.
Ma chi c’è sotto le bende?
A seguito di indagini radiografiche è stato possibile determinare il sesso maschile dell’individuo, l’altezza, di circa 160-163 cm, l’età biologica alla morte, sopraggiunta in età matura, tra i 50-55 anni, oltre a stabilire una discreta conservazione dei suoi tessuti e delle strutture anatomiche. L’analisi paleopatologica non ha permesso di determinare la causa di morte.
Utilizzando il metodo del radiocarbonio (14C) si è inoltre scoperto che i tessuti utilizzati per avvolgere il corpo, prelevati dal sudario e dagli strati inferiori del bendaggio della mummia, risalgono all’VIII-VI sec. a.C.
Questo dato esclude che la mummia sia appartenuta originariamente ai sarcofagi acquistati da Palagi nel 1833, perché più antichi di molti secoli (Medio Regno, 2046-1794 a.C.). Il fatto non sorprende perché era abitudine diffusa nell’Ottocento quella di assemblare materiali di provenienza e datazione anche diverse per aumentare il prezzo di vendita sul mercato antiquario.