Incontro con Francesco Tiboni La voce della storia

Archeologia Viva n. 208 – luglio/agosto 2021
pp. 78-79

Intervista di Giulia Pruneti

«La nave e oggi l’astro-nave rappresentano il punto più avanzato dell’ingegno umano»

«Il mare era la porta verso l’ignoto che trasformava gli uomini in eroi»

«Navigare è cosa ben diversa dal semplice spostarsi sull’acqua»

«Le navi? Sono compagne di avventure: ancora oggi usiamo battezzarle»

«Ciao! Ti chiamo tra un’oretta. Appena riemergo…». Inizia così la conversazione con l’archeologo navale Francesco Tiboni. Difficile trovarlo lontano dall’acqua. Ora si stava tuffando nel lago di Varese tra la selva di pali che un tempo fu un villaggio palafitticolo pieno di vita. Ma potevamo intercettarlo su qualsiasi fondale mediterraneo, dove praticamente è di casa. Grande notorietà gli è arrivata dalla “scoperta” che dà un senso a un passaggio cruciale dell’Odissea e poi dell’Eneide: «Il cavallo di Troia – spiega Tiboni – era una nave.

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