Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 208 – luglio/agosto 2021

di Piero Pruneti

Non deve essere stato facile per l’amico e collaboratore Daniele Vitali, uno dei massimi esperti di culture celtiche, raccogliere in un unico articolo trent’anni di aggiornamenti sulle indagini relative a una realtà storica che per alcuni secoli coinvolse gran parte del continente europeo. Ne è uscito un quadro che ci dà la misura di un substrato comune, con cui è doveroso confrontarci. Perché quasi tutta l’Europa continentale è passata da lì. Al solito, è un problema (indispensabile) di recupero della memoria, dell’inconscio collettivo.

Quella delle popolazioni che definiamo “celtiche” era una civiltà destinata a soccombere – come del resto quella etrusca, che pure sembrava superiore e più raffinata – perché priva di unità politica, di sufficiente senso di appartenenza, di condivisione di obiettivi comuni, ma per molto tempo fu il massimo di quanto un’ampia parte del nostro mondo occidentale fu in grado di esprimere.

E se qualcuno pensa ancora che si sia trattato solo di un coacervo di popolazioni rozze e violente, dunque esposte a una inevitabile nemesi storica, dovrà ricredersi solo leggendo l’articolo che pubblichiamo, da cui traspaiono un’organizzazione sociale e un livello di vita sorprendenti. Poi vinsero i Romani, perché oltre a essere molto feroci, almeno quanto i loro nemici, avevano la struttura e il senso dello Stato.

Ma insieme alla sconfitta, alle stragi, alle deportazioni e alla sudditanza, arrivarono anche la convivenza e la fusione dei popoli, nell’attesa di altre invasioni e simbiosi da cui, dopo la fase del grande Impero, sarebbe nata l’Europa medievale. Qualcosa di simile, molto tempo dopo, si ripeterà nelle Americhe.

È la Storia. E una cosa è certa: “questa storia” non è finita. Ovviamente. C’è solo da imparare la lezione, almeno per riuscire a tenere sotto controllo quell’istinto di sopraffazione che Darwin seppe ben individuare nelle dinamiche evolutive.    

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”