1 luglio 2021
Non tutti sanno che…
A Roma, in uno dei giardini del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, tra il Ninfeo e l’ala destra del percorso espositivo, si trova la riproduzione a grandezza naturale di un tempio etrusco-italico rinvenuto ad Alatri (Fr) nel 1882.
Il monumento curato dall’architetto e archeologo Adolfo Cozza per volere di Felice Barnabei, padre fondatore del Museo, fu realizzato in scala 1:1 in base ai risultati di uno scavo condotto dallo stesso Cozza e da H. Winnefeld dell’Istituto archeologico Germanico in località La Stazza (1 km a nord di Alatri).
Storia dell’originale
Le indagini avevano portato alla luce le fondamenta di un tempietto risalente al III-II sec. a.C., oltre ai resti della sua decorazione architettonica, che servì da modello per la ricostruzione fedele degli elementi decorativi moderni, riprodotti con le stesse tecniche e materiali adoperati oltre duemila anni prima.
La copia, realizzata tra il 1889 (anno in cui venne inaugurato il Museo) e il 1891, costituisce uno dei primi esempi al mondo di ricostruzione per fini didattici e divulgativi.
Opera avveniristica
Si tratta di uno dei primi casi di “open air museum” a livello internazionale, finora ingiustamente sottovalutato dalla critica museologica che ha concentrato la sua attenzione su alcune famose esperienze contemporanee del nord Europa e del nord America, quasi ignorando l’impresa di Cozza e Barnabei, anche a causa della sua precoce trasformazione in un semplice deposito, inaccessibile al pubblico.
Finalmente oggi il riscatto
Dopo decenni di trascuratezza e di travisamento delle funzioni originarie che hanno portato a un progressivo logoramento delle decorazioni architettoniche, grazie agli interventi avviati nelle scorse settimane il “tempio di Alatri” potrà essere finalmente restituito alla pubblica fruizione.
Dichiara il direttore Valentino Nizzo: «Non appena ho assunto l’incarico di Villa Giulia avevo in mente questo restauro, consapevole dell’importanza di un luogo troppo a lungo trascurato e con la decorazione architettonica a rischio. Adesso finalmente siamo entrati in una fase operativa».
Viaggio nel Tempio e nello spazio (digitale)
A 45 anni dall’ultimo intervento di restauro coordinato da Lucos Cozza (archeologo nipote di Adolfo), il nuovo cantiere costituisce il presupposto per la futura trasformazione del tempio in una “Macchina del Tempio”, che ospiterà al suo interno uno spazio immersivo digitale, in cui vivere l’esperienza del racconto della storia come in un viaggio attraverso il tempo giocando non soltanto sulla componente tecnologica, ma anche su quella della narrazione storica.
Un museo a misura di… tutti
Prosegue Nizzo: «La “Macchina del Tempio” sarà una delle attrazioni del Museo. Avrà una componente così emotiva da costituire un elemento narrativo e storico volto a stimolare tutti i sensi e le emozioni perché non ci saranno solo video proiezioni ma anche vibrazioni, e simulazioni di vento che si andranno a integrare con la narrazione di due realtà molto significative: Alatri, luogo di provenienza dei resti che hanno ispirato la ricostruzione, nel Lazio meridionale, e Vulci, nel Lazio settentrionale al confine con la Toscana. Quindi idealmente copriamo tutta la regione che Villa Giulia rappresenta al meglio».
«Il progetto “La Macchina del Tempio” prevede inoltre l’installazione di una serie di video proiettori fissi negli spazi aperti del cortile centrale per fare proiezioni notturne sollecitando l’interesse per un Museo che è molto amato e vorrei fosse vissuto di più».