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Pontecagnano: la necropoli dei record

7 luglio 2021


Tomba numero… 10.000

Una necropoli davvero eccezionale. A Pontecagnano (Sa) è stata portata in luce la tomba numero 10.000, a conferma dell’importanza e densità abitativa dell’antico insediamento etrusco-campano, sviluppatosi senza interruzioni dagli inizi del IX sec. a.C. fino all’età romana.

Il ritrovamento è stato effettuato nell’ambito delle indagini archeologiche preventive condotte dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino in un’area destinata alla realizzazione di un nuovo complesso residenziale.

Testimonianze sannitiche

La sepoltura fa parte di un’ampia necropoli, impiantata alla fine del V sec. a.C. e frequentata fino alle prime fasi dell’insediamento romano. La maggior parte delle tombe risalgono al periodo sannitico (fine V-metà III sec. a.C.) e restituiscono una chiara immagine del costume funerario dell’epoca, con sostanziali differenze riconducibili allo stato sociale, al genere e alla classe d’età dei defunti.

Non una sepoltura qualunque

La sepoltura 10.000 si caratterizza innanzitutto per la tipologia sepolcrale: una tomba a cassa, molto frequente nella necropoli, che utilizza però come materiale da costruzione non il travertino, la pietra locale ampiamente disponibile in loco, ma il tufo grigio campano, sicuramente importato. Anche la lavorazione della cassa e della copertura attestano la ricercatezza e la cura nella messa in opera della tomba. Tre blocchi in tufo modanati costituivano la copertura della cassa, realizzata con blocchi perfettamente squadrati.

Giovane e ricco

Dell’inumato, probabilmente un adolescente a giudicare dalla lunghezza dello scheletro e dalle dimensioni delle ossa, si conserva perfettamente la parte inferiore, dal bacino ai piedi, mentre quella superiore era stata danneggiata da infiltrazioni di radici e, probabilmente, da animali. Il corredo era costituito da un grande cinturone di bronzo, indossato, e da due coppe a vernice nera collocate ai piedi, di cui una, dotata di anse, è la tipica coppa destinata al consumo del vino (skyphos).

Cinturone in bella vista

Nel corredo del giovinetto ritroviamo alcuni elementi peculiari del costume maschile di epoca sannita, come il cinturone che allude alla sfera guerriera, ma che è anche un importante simbolo di status, e il riferimento al simposio con la coppa da vino. Assente è invece l’arma da lancio (giavellotto o lancia), che caratterizza specificamente i maschi adulti della comunità.

Presenti sul cantiere di scavo a vivere l’emozione del ritrovamento il Soprintendente Francesca Casule, il sindaco di Pontecagnano Faiano Giuseppe Lanzara,  il funzionario archeologo direttore del Museo di Pontecagnano Luigina Tomay, la prof.ssa Antonia Serritella dell’Università degli Studi di Salerno e Bruno Baglivo, archeologo responsabile dei lavori.