29 luglio 2021
Civiltà a confronto
S’intitola “Byzantine Heritage of Southern Italy” la ricerca archeologica sui circa 500 anni di dominazione bizantina in Italia, che ha interessato un’ampia area territoriale comprendente Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia.
Avviato nel 2020, scopo del progetto è fornire un panorama all’eredità bizantina e al suo ruolo nella formazione della società del sud d’Italia, facendo dialogare fonti archeologiche, documentarie, climatiche e ambientali, antropologiche, genetiche.
di Paul Arthur*
Una delle più rapide e profonde trasformazioni della società avvenne nello spazio di pochi decenni ed ebbe come protagonista l’impero che prendeva nome da Bisanzio, città all’imboccatura del Mar Nero, tra il Corno d’Oro e il Mar di Marmara.
L’impero bizantino si era pesantemente indebolito dopo le varie guerre in cui, nel VI secolo, aveva rivestito un ruolo principale e che lo avevano impegnato su un fronte che si estendeva dalla Persia, attraverso il Nord Africa, all’Italia, ai Balcani e persino alla Spagna. Le risorse iniziavano a scarseggiare e la popolazione, in calo dal punto di vista demografico, soffriva per i ripetuti episodi di peste bubbonica. Tuttavia, quasi miracolosamente, Bisanzio riuscì a mantenere il suo impero, che ruotava intorno al Mar Egeo.
Fondo di capanna in Contrada Edera, Bronte, databile all’VIII secolo (@L. Arcifa)
Un po’ di storia
In Italia, dalla fine della guerra greco-gotica nel 554 al completamento dell’invasione normanna nel 1091, varie parti del Meridione e della Sicilia furono sotto il controllo dell’Impero bizantino. Eppure, ancora oggi, gli oltre 500 anni di dominazione bizantina non sono stati ancora spiegati in modo soddisfacente, né sono chiari i modi in cui quei decenni hanno influito sulla società e sulla cultura del Meridione, lasciando segni indelebili, anche se spesso ambigui o intangibili, fino ai nostri giorni.
Ricostruzione di capanna bizantina rinvenuta a Bove (RC) (@ A. Coscarella)
500 anni …indelebili
La nostra tesi è che il mezzo millennio che vide i Bizantini al potere nel Mezzogiorno, in realtà, giocò un ruolo assolutamente fondamentale nella formazione dell’Italia meridionale e degli italiani. Eppure, il contributo di quegli anni è pesantemente offuscato dall’eredità più evidente e spettacolare di altri periodi storici, sia prima, che dopo i Bizantini. Per questo motivo abbiamo avviato il progetto sull’eredità bizantina dell’Italia meridionale e della Sicilia, finanziato dal Ministero dell’Università. Iniziato nel gennaio 2020, vede la stretta collaborazione di ben cinque Atenei (le Università della Calabria con sede a Cosenza, di Catania, Foggia, l’Università del Salento e l’Università della Basilicata con il polo di Matera) e di oltre settanta tra studiosi e allievi universitari.
Le tracce? Sono ovunque
Oggi, non sono in molti consapevoli del fatto che le sorti dell’Italia meridionale sono dipese per così tanto tempo dalle politiche definite a Costantinopoli. Né potranno indicare ciò che Bisanzio ci ha lasciato in eredità, forse fatta eccezione per poche chiese, ore diventate una sorta di “stereotipo” della presenza bizantina di questo territorio. Mentre la realtà dei fatti è ben altra cosa: le radici del problema si trovano, in parte, nello scarso spazio dato all’argomento dalle grandi sintesi storiche, quelle che penetrano nel sentire comune, anche attraverso i programmi scolastici.
Ricostruzione dell’impianto di produzione di ceramica ad Otranto, databile intorno all’VIII secolo (@dis. Massimiliano Passarelli)
Il caso pugliese
Probabilmente il segno più tangibile della dominazione bizantina in Italia meridionale e in Sicilia si coglie nell’attuale forma distributiva dei centri minori, che fra loro definiscono una rete di comunicazioni e interdipendenze. L’enorme quantità di moderne cittadine della Puglia meridionale è ciò che sopravvive di un fitto insediamento cristallizzatosi dall’VIII secolo in poi per sfruttare e proteggere un territorio, area di transito chiave tra Oriente e Occidente.
Tombe retrostanti l’abside della cattedrale di Montecorvino, pertinenti al cimitero della chiesa di fase bizantina (@ R. Giuliani, P. Favia)
Minoranze linguistiche e influenze religiose
Prima del XVI secolo questi piccoli centri erano ancora più numerosi. Nel Salento, così come nella Calabria meridionale e in alcune parti della Sicilia, questi paesi sono ancora oggi abitati da quanto sopravvive di gruppi di minoranza linguistica ellofona. Si tratta di coloro che, in passato, aderirono al cristianesimo greco, dipendente dal Patriarca (e non dal Papa di Roma), fino a quando il Concilio di Trento non tentò di bandire la liturgia greca dall’Italia.
L’eredità non solo materiale
Ma così come lingua e culto, questi gruppi avranno sicuramente assimilato dal popolo bizantino, di cui erano parte integrante, anche altre caratteristiche. Queste ultime possono probabilmente essere scandagliate attraverso un esame di vari tratti tradizionali del Meridione, in particolare, il cibo, la musica, la danza, i costumi le credenze e, naturalmente, i loro riflessi nella cultura materiale.
In conclusione
Il nostro intento è quello di identificare, non soltanto attraverso l’archeologia, questi tratti o le loro tracce nella società e nella cultura moderna con l’obiettivo di risalire a ciò che significava e ha significato “essere bizantino” in Italia meridionale e nella Sicilia.
Ancora oggi, passeggiando per le strade di Otranto sotto il sole abbacinante, mentre il dolce sciabordio delle onde si mescola all’assordante frinire delle cicale, magari sorseggiando un bicchiere di Malvasia nera “pugliese”, è facile immaginarsi sulle rive dell’Egeo.
*L’autore è Responsabile del Progetto “Byzantine Heritage of Southern Italy”- Università del Salento
Foto apertura: Anello di Basilios, eparca (governatore) di Costantinopoli tra 862 e 866, rinvenuto a Porto Cesareo (LE) (@ Laboratorio di Archeologia Medievale, Università del Salento)