Geografia della memoria nel paesaggio antico del Friuli Futuro del passato

Archeologia Viva n. 209 – settembre/ottobre 2021
pp. 56-61

Tiziana Cividini e Paola Visentini

Il paesaggio è un’entità dinamica dove interagiscono fattori naturali e antropici e si conservano le tracce di quanto è accaduto

Il caso del Friuli con le antiche strutture dei tumuli funerari dei castellieri e delle cortine ci aiuta a leggere un’affascinante… geografia della memoria

Il paesaggio è un prodotto della natura e dell’uomo in continua evoluzione, dunque un’entità dinamica, vero e proprio contenitore di memorie, individuali e soprattutto collettive. Così, nelle verdi distese del Friuli le antiche strutture dei tumuli funerari (collinette artificiali datate a partire dalla seconda fase del Bronzo Antico), dei castellieri e delle cortine ci aiutano a leggere quella che possiamo definire “geografia della memoria”.

È un panorama che comincia a formarsi nella protostoria e che si arricchisce di evidenze in epoca medievale. Già nel Settecento, studiosi dai poliedrici interessi avevano riconosciuto, in alcune forme ripetitive che costellavano il territorio friulano, episodi di una frequentazione antica.

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