Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 209 – settembre/ottobre 2021

di Piero Pruneti

Il bellissimo volto dell’Augusto di Centuripe campeggia sulla copertina di questo numero. L’espressione è serena. Comunica la sicurezza del principe, dell’uomo solo al comando. Capace e inflessibile. Finalmente i cittadini possono dormire sonni tranquilli e dedicarsi alla loro sfera privata ché a quella pubblica ci pensa lui.

Il messaggio politico di quel volto è chiarissimo. Il ritorno dell’opera a Centuripe, cittadina dell’entroterra siciliano dal prestigioso antico passato, dove casualmente venne ritrovata nel 1938 – proprio mentre la Roma fascista celebrava il Bimillenario augusteo prospettando agli italiani rinnovati trionfi –, inaugura l’intelligente pratica del “museo diffuso” ideata dal Parco archeologico di Siracusa. Ovvero riportare a casa, in esposizione permanente dove ci sia la disponibilità di un luogo prestigioso e sicuro, reperti che in passato sono confluiti nelle sedi museali maggiori, in questo caso il “Paolo Orsi” di Siracusa, porto di approdo per molti anni di tutti i reperti più importanti restituiti dalle terre della Sicilia orientale.

Si chiude così la lunga contesa fra i centuripini che rivolevano la loro testa – forti anche del bel museo che hanno e che è perfettamente in grado di accoglierla – e il museo “centrale”, che la teneva nei depositi, quasi per una sorta di “usu capione” avendola in possesso da oltre ottant’anni. Quando si vuole e si ragiona le soluzioni si trovano, fra le istituzioni come fra le persone.

Due parole per l’intervista rilasciata ad AV da Andrea Carandini. Giunto a un’età dalla quale si possono osservare dall’alto le praterie percorse – e pur lontano dall’aver messo i remi in barca – Carandini si propone con la sua esperienza privata e pubblica come termine di confronto. Si percepisce la piena coscienza del flusso – della storia, della stessa vita sul pianeta – in cui ognuno di noi è immerso, più o meno trascinato, più o meno protagonista…

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”