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Necropoli vista lago (per povera gente)

1 settembre 2021


«Intravedo ossa e tegole, volevo avvisarvi subito». È in seguito a questa telefonata da parte di un passante lungo un tratto di costa del bacino idroelettrico del lago del Turano, nel Comune di Castel di Tora (Ri), che si è aperta un’altra importante pagina di archeologia laziale.

Immediato è stato infatti l’intervento dell’archeologa Letizia Silvestri, e dei funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e la provincia di Rieti, Francesca Licordari e Alessandro Betori che hanno riconosciuto l’interesse archeologico dell’area.

L’inizio degli scavi

Dopo intense giornate di scavi e rilievi, è stato possibile identificare e documentare almeno dodici tombe già parzialmente visibili e scavarne completamente tre. Si tratta di tombe “a cappuccina”, cioè in fossa sormontata da coppie di tegole disposte a spiovente.

Quei poveri resti di poveri

Tale tipologia di sepoltura si riferisce, solitamente, a defunti di estrazione sociale medio-bassa e non presenta ricchi corredi funerari. Sono stati, tuttavia, rinvenuti reperti interessanti, quali numerosi chiodini in ferro relativi alle calzature di uno degli inumati, grossi chiodi in ferro in ciascuna delle tombe, un vasetto quasi integro che permetterà di datare con precisione la relativa tomba.

Altri reperti, rinvenuti fortuitamente da un abitante del posto e consegnati al Comune di Castel di Tora alcuni anni fa, includono una lucerna e una moneta dell’imperatore Aureliano (270-275 d.C.).

Notizie dagli scheletri

Lo stato di conservazione delle ossa ha permesso, in alcuni casi, il recupero quasi completo dello scheletro e anche di un cranio: questo consentirà agli antropologi di effettuare studi approfonditi sul sesso, l’età, la statura, le patologie e le attività ricorrenti dei defunti. Analisi molecolari potrebbero permettere, inoltre, di ricostruire appartenenze e peculiarità genetiche, abitudini alimentari e molto altro.

In prospettiva

«Questa breve ma intensa prima campagna si pone come punto di partenza per dimostrare le potenzialità archeologiche della necropoli, certamente molto più vasta di quanto osservabile al momento, e dell’intero territorio della Valle del Turano – ha commentato l’archeologa Letizia Silvestri – allo scopo di effettuare ricognizioni sistematiche, la redazione di una carta archeologica aggiornata, la musealizzazione dei reperti in loco e la creazione di percorsi storico-archeologici che possano implementare il già importante patrimonio culturale e naturalistico della Valle».