Incontro con Alfredo Coppola La voce della storia

Archeologia Viva n. 157 – gennaio/febbraio 2013
pp. 76-77

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Quando parliamo di evoluzione dobbiamo aspettarci periodi lunghissimi e dai contorni sfumati»

«È stata una molteplicità di elementi a consentire la transizione da ominide a uomo»

«Sempre più l’Africa si conferma “culla dell’Umanità”»

«I creazionisti? Si devono arrendere davanti all’evidenza…»

Ci troviamo con Alfredo Coppa in occasione della grande mostra “Homo sapiens” al Museo di Scienze Naturali di Trento e al suo rientro da uno dei molti trasferimenti di lavoro in Africa orientale. È lì che l’umanità ha mosso i suoi primi passi ed è lì che si concentrano le ricerche di gran parte delle missioni paleoantropologiche internazionali che indagano sulle origini dell’uomo.

Fra queste c’è anche quella dell’Università di Roma “La Sapienza” in Eritrea diretta proprio dal professor Coppa, che di recente ha portato alla scoperta straordinaria di una forma “terminale” di Homo erectus; ovvero è stato centrato un momento di transizione verso una specie diversa: sono “attimi” della Preistoria che durano alcune centinaia di migliaia di anni, ma che ugualmente sono difficilissimi da individuare.

Alfredo Coppa è ordinario di Antropologia a “La Sapienza” ed è stato presidente dell’Associazione Antropologica Italiana. Nel 2007 gli è stato attribuito il Premio internazionale dell’Accademia Nazionale dei Lincei “Fabio Frassetto” per l’Antropologia fisica. La sua attività scientifica è rivolta ad argomenti di paleoantropologia, biologia dello scheletro, antropologia dentale, paleodemografia, paleonutrizione, biodemografia, genetica di popolazioni umane.

È coinvolto in attività di ricerca sulle prime forme di Homo e ha condotto ricerche, oltre che in Italia, in Oman, Yemen, Sudan, Marocco, Eritrea, Pakistan e Repubblica Dominicana.

D: Partiamo dai segni più lontani della nostra umanità. Quali furono le caratteristiche che in origine distinsero il genere Homo? Che sarebbe come dire: quando siamo stati creati?

R: Non disturberei la creazione… La risposta non può essere chiara e netta come vorremmo. Tempo fa si riteneva che il genere Homo fosse individuabile per la capacità di usare e, soprattutto, produrre strumenti per procurarsi il cibo. Oggi sappiamo che questo non è vero e che la questione è molto più complessa e sfumata.

La differenza fra gli altri ominidi e l’uomo non sta solo nell’acquisizione di caratteristiche comportamentali nuove. La stessa definizione di ominide, legata alla stazione eretta, è da ridiscutere, perché si è scoperto che alcuni gruppi di primati già definibili ominidi non erano completamente bipedi, ma continuavano a vivere sugli alberi.  […]