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Ötzi: sono (già) 30 anni

17  settembre 2021


Buon compleanno Iceman!

Sono trascorsi 30 anni da quando il 19 setembre 1991 la mummia di Ötzi è riaffiorata dal ghiaccio sul Giogo di Tisa, sopra la Val Senales nelle Alpi Venoste, (in trentino Alto Adige) e ha avuto la fortuna di essere notata dagli sguardi attenti della famiglia Simon di Norimberga. Il corpo, quello di un uomo vissuto nell’Età del rame, è rimasto nascosto nel ghiaccio per oltre 5000 anni, conservandosi fino a oggi.

La mummia di Ötzi sul luogo del ritrovamento il 19 settembre del 1991 ai piedi del ghiacciaio del Similaun (Trentino Alto Adige)
© wikimedia 

Un reperto per tanti indizi 

Ötzi continua a essere una scoperta sensazionale per l’archeologia, una sorta di guinnes dei primati dell’Età della pietra. Prima di tutto non morì di morte naturale: sul  corpo sono ancora leggibili le tracce di un omicidio; una freccia scoccata a tradimento lo ha colpito a morte alla spalla sinistra. Inoltre si tratta della mummia umida più antica del mondo, con vestiario ed equipaggiamento completamente conservati, tra cui l’unico pugnale e l’unica ascia di rame integri dell’Età della pietra finora noti. Infine è il più antico esemplare di Homo sapiens di cui è stato possibile sequenziare l’intero DNA.

 

Per l’archeologia e l’archeotecnica, per la ricerca medica, genetica, biologica e antropologica, così come per molte altre discipline, l’Uomo venuto dal ghiaccio ha un valore inestimabile. Il suo stato di conservazione è unico grazie a una serie quasi incredibile di casualità: un omicidio in alta montagna, fattori climatici favorevoli che portano alla mummificazione e preservano dalla distruzione, la fortunata scoperta della mummia nel momento del disgelo.

Poiché Ötzi è stato rinvenuto isolato e non in relazione a un contesto funerario, mancano importanti indicatori – come ad esempio la ceramica – che aiutino a inquadrarlo in un gruppo culturale. D’altro canto, la morte improvvisa in un ambiente glaciale ha custodito per noi nei millenni un corpo quasi intatto, quello di un cacciatore dell’Età del rame sorpreso nella sua quotidianità. La determinazione dell’età assoluta di Ötzi ha consentito di retrodatare di circa 1000 anni l’inizio dell’Età del rame nella regione alpina. Le abilità manuali degli uomini tardo-neolitici non erano finora documentate e hanno sorpreso gli archeologi per entità e precisione.

Notizie dall’età del Rame 

L’analisi degli strumenti in selce rivela un raggio di approvvigionamento della materia prima che va dai Monti Lessini al Bacino Lombardo (distanza: 200 chilometri). Il rame utilizzato per l’ascia, per il quale si erano a lungo ipotizzati giacimenti locali, proviene addirittura dalla Toscana. Le scarpe di Ötzi, praticamente intatte, sono in assoluto le prime calzature termiche, oltre che le seconde più antiche del mondo finora rinvenute.

La sua ascia è l’esemplare più antico di ascia neolitica con lama di rame, nonché l’unico integralmente conservato (manico in legno e lama). Anche lo stato di conservazione delle sue frecce è eccezionale e rivela informazioni finora sconosciute sulla fattura di tali manufatti, come ad esempio la loro impennatura.

La corda del suo arco è la più antica finora nota e perfettamente conservata. Ma non solo: l’insieme degli utensili e delle armi di Ötzi costituisce l’equipaggiamento per la caccia più antico del mondo giunto fino a noi nella sua interezza.

Tatuaggi “curativi” 

L’Uomo venuto dal ghiaccio infine porta sul corpo i più antichi tatuaggi finora conosciuti. Sono stati effettuati non a scopo ornamentale, bensì terapeutico, per lenire il dolore. Dal momento che si trovano proprio in corrispondenza delle linee dell’agopuntura, c’è ragione di credere che questo trattamento non sia una scoperta (esclusivamente) cinese, ma che venisse praticato già in precedenza in Europa.


Foto © Museo Archeologico dell’Alto Adige