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Agamennone e Omero mai così vicini Tre spade raccontano ...

21 settembre 2021


Regno di Micene: novità via scavo

Si dice che tre indizi facciano una prova.
Questa volta sono tre spade a “provare” che Omero nell’Iliade aveva ragione riguardo alla presenza di Palazzi micenei nel Peloponneso. Proprio il rinvenimento di queste tre spade a Trapezà di Eghion in Acaia (Pelopponeso- Grecia) di produzione palaziale sarebbero la prova provata della potenza militare micenea evocata da Omero. 

Una scoperta che potrebbe contribuire a disegnare i confini del regno di Micene nel Peloponneso della tarda età del Bronzo, che risulterebbero parzialmente coincidenti proprio con quelli suggeriti da Omero nell’Iliade.
Si tratta del rinvenimento di tre spade, di fogge caratteristiche delle produzioni micenee palaziali, databili nell’ambito del XIV sec. a.C., ovvero nel periodo di pieno fulgore dei palazzi micenei di Micene, Tirinto e Pilo.

Le attività post-scavo 

In campo l’Università di Udine

I manufatti sono stati messi in luce dagli archeologi dell’Università di Udine, coordinati da Elisabetta Borgna, durante la decima campagna annuale di scavo della necropoli della Trapezà di Eghion in Acaia, nel Peloponneso occidentale, dove il gruppo udinese collabora dal 2010 a un più ampio progetto del Ministero greco della cultura. Rinvenute durante l’indagine di una delle tombe apparentemente più semplici e modeste, le spade molto probabilmente erano appartenute ad altrettanti guerrieri residenti in una comunità situata sulle propaggini montane dell’Acaia orientale, da cui si controllavano il centro di Eghion, la pianura costiera e il mar di Corinto.

Foto di gruppo della Missione 

Notizie dalla necropoli

Le scoperte di quest’anno si aggiungono a quella delle scorse campagne, quando l’indagine di un’altra tomba – la tomba 6, assai più ampia e profonda – ha portato alla luce ricchi corredi di ceramica e gioielli, nonché di un deposito di oggetti in bronzo che comprendeva una monumentale cuspide di lancia da parata, preliminarmente interpretata come dotazione di una figura particolare − un ufficiale, sovrintendente o governatore locale  − legato all’autorità centrale di Micene.

L’analisi preliminare della ceramica 

La svolta in un edificio a “megaron”

Lo scorso agosto gli archeologi hanno condotto inoltre indagini nell’antico villaggio individuato nel 2015 qualche centinaio di metri più a sud della necropoli. Fondato in età pre-micenea, verso l’inizio del II millennio a.C., l’abitato ebbe lunga durata. Quest’anno è stato riportato alla luce un imponente edificio con focolare centrale del tipo a “megaron”, caratteristico dell’architettura micenea.

Il “megaron” con la centro il focolare 

Armi dal grande valore storico

Il sistema politico-sociale ed economico dei regni micenei era rigidamente centralizzato e dunque certi beni strategici come le armi avevano circolazione controllata e accesso limitato. «Prodotte nelle officine centrali – spiega Elisabetta Borgna – esse erano conservate nei magazzini palaziali e per lo più distribuite all’occorrenza agli uomini chiamati alle armi erano detenute da guerrieri e ufficiali con ruoli specifici nell’ambito dell’amministrazione palatina.
È dunque raro che durante la piena età palaziale, ossia quando era più efficiente e rigoroso il sistema di controllo dei palazzi, nelle tombe, e in particolare in quelle appartenenti a necropoli periferiche, venissero deposte delle armi; quando avveniva, queste ultime erano certamente incaricate di esprimere indicazioni rilevanti sullo status e sul ruolo dei defunti».

Una sepoltura nella tomba 8

Aveva dunque ragione Omero

L’individuazione, dunque, di un gruppo di guerrieri micenei nella necropoli achea in corso di indagine è un fatto molto significativo per la ricostruzione storica dei confini politici del regno miceneo nella tarda età del bronzo. «Questa presenza – evidenzia Borgna – sembra costituire una conferma a quanto racconta Omero nel secondo libro dell’Iliade, quando, nel celebre Catalogo delle Navi, quantifica la potenza militare degli Achei impegnati nella spedizione a Troia elencando i comandanti e la provenienza dei contingenti. Il poeta greco riferisce che Agamennone in persona, re di Micene, avrebbe guidato da condottiero cento navi di guerrieri, reclutati, oltre che nei territori immediatamente circostanti al palazzo di Micene, in Argolide e Corinzia, anche nella periferica Eghialia, ossia la porzione orientale dell’Acaia intorno a Eghion, sede di vari insediamenti di cui più tardi ci avrebbe parlato Pausania».

La tomba a camera parzialmente conservata 

Armi per la Guerra di Troia?

In particolare, accennando a “coloro che abitavano intorno ad Eghion” «le parole di Omero – conclude Borgna – fanno riferimento a comunità in grado di fornire risorse in termini di seguito e forza militare per grandi iniziative come quella della leggendaria guerra di Troia che il poeta si apprestava a celebrare. Le tracce ora rinvenute di quei guerrieri micenei che nel vasto Peloponneso servirono la potente organizzazione militare dei palazzi rappresentano dunque forse il nucleo storico di una realtà trasposta in leggenda ed evocata dal racconto epico».

Antropologi e archeologi sullo scavo 

Testimonianze di… vita di corte 

Il “megaron”, a pianta rettangolare regolare, generalmente tripartito e con portico antistante, era un modello planimetrico-strutturale caratteristico dell’architettura micenea, e in particolare del nucleo dei palazzi in cui si svolgeva la vita di corte, che ospitava la sala del trono. Era caratterizzato dalla presenza di un grande focolare centrale, che, interpretando il passaggio dall’autorità familiare in sede domestica a quella pubblica nella sede cerimoniale e istituzionale, rappresentava, in veste monumentale, il simbolo del potere miceneo.

Il focolare durante lo scavo 

Costruzioni elaborate

L’edificio con impianto a “megaron” della Trapezà di Eghion – risalente agli inizi della civiltà micenea (XVII sec a.C. circa), e dunque precedente alla fondazione dei palazzi – può essere confrontato con alcune strutture coeve, interpretate in altri insediamenti come dimore di gruppi emergenti a livello locale. Il focolare era costruito su imponenti fondazioni in grosse pietre, era delimitato da grandi ciottoli e allestito con un’articolata serie di stesure di ghiaia e ciottoli su cui poggiavano piastre di argilla da cottura.

«Una complessità – sottolinea Borgna – che sembra la premessa del fiorente sviluppo dei secoli successivi, così ben documentato dalla necropoli. Le dinamiche di crescita, evoluzione ed estensione dell’abitato e il rapporto tra questo e la vicina necropoli sono tra gli affascinanti aspetti ancora da chiarire».

Guarda il video: https://www.youtube.com/watch?v=k3ewDG_pZcI


In apertura: il cantiere di scavo nel sito del villaggio in Acaia (Pelopponeso- Grecia)