L’antica Finziade. Un tesoro ritrovato a Licata Greci e Romani in Sicilia

L’antica Finziade. Un tesoro ritrovato a Licata

Archeologia Viva n. 157 – gennaio/febbraio 2013
pp. 52-60

di Maria Caltabiano, Armida De Miro, Gioacchino Francesco La Torre e Grazia Salamone

Le ultime ricerche nel sito di questa antica città siciliana di fondazione greca oltre che documentare la vita dei suoi abitanti all’indomani della conquista romana hanno portato alla scoperta di un incredibile tesoro di gioielli e monete forse nascosto da un soldato in congedo…

Uno dei rinvenimenti che ha segnato la ricerca archeologica nel territorio di Licata, sulla costa siciliana fra Agrigento e Gela, è quello operato nel 1998 da Graziella Fiorentini, all’epoca soprintendente, all’interno del vano 7 della Casa 1 dell’abitato dell’antica città di Finziade: un gruppo di gioielli in oro provenienti dal crollo del piano superiore dell’abitazione, rinvenuti insieme a oltre quattrocento monete d’argento di fine III sec. a.C.

Questo prezioso complesso di ori e monete è un’occasione per ripercorrere la storia della stessa Finziade.

Diodoro Siculo, storico del I sec. a.C. nativo di Agyrion (odierna Agira in provincia di Enna), nel XXII libro della sua Historia universalis, narra le vicende della fondazione: «Finzia (tiranno di Agrigento – ndr) fondò una città che chiamò Finziade, trapiantandovi cittadini di Gela costretti a emigrare.

Infatti, dopo avere abbattuto le mura e le abitazioni di Gela, trasferì la popolazione a Finziade, avendo fatto costruire una cinta muraria, una piazza di notevole ampiezza ed edifici religiosi».

Si tratta dell’ultima fondazione greca di Sicilia, risalente al 282 a.C., non molto prima della conquista romana dell’Isola, definitivamente sancita dalla presa di Siracusa nel 211 a.C.

La città, per lungo tempo al centro di una controversa polemica sulla sua identificazione sul terreno, risolta già dall’archeologo tedesco Giulio Schübring nel 1887, è ubicata sul Monte Sant’Angelo, un’altura modesta (134 metri), che però domina la foce del Salso (l’antico Himera meridionale) e tutta la piana circostante.

Per molti secoli gli unici, casuali rinvenimenti erano consistiti in materiali isolati, monete e soprattutto una lunga iscrizione trovata nel 1660: un decreto di età romana, databile tra II e I sec. a.C., relativo al locale ginnasio, redatto in nome del popolo dei Geloi. 
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