L’età del Rame. La pianura padana e le Alpi al tempo di Otzi Preistoria italiana

L’età del Rame. La pianura padana e le Alpi al tempo di Otzi

Archeologia Viva n. 157 – gennaio/febbraio 2013
pp. 40-51

di Maria Bernabò Brea, Stefania Casini, Raffaele C. de Marinis e Monica Miari

Un periodo lungo mille anni che in Europa fu caratterizzato da significativi cambiamenti in tutte le sfere della vita

E in Italia? Alla luce di vecchie e nuove scoperte ecco quale fu la nuova realtà eneolitica fra Alpi e Appennini…

Con la scoperta, in provincia di Brescia, della necropoli di Remedello Sotto nell’inverno 1884-1885, Gaetano Chierici, uno dei fondatori della Paletnologia in Italia insieme a Pellegrino Strobel e Luigi Pigorini, diede il via agli studi sull’Eneolitico (o età del Rame).

Nell’ultimo trentennio dell’Ottocento nel territorio bresciano furono effettuate importanti scoperte: oltre alla citata necropoli di Remedello, quelle di Volongo e di Fontanella, le tombe di Ca’ di Marco e di S. Cristina di Fiesse, le uniche della cultura del Vaso Campaniforme riportate in luce a nord del Po, e tra il 1872 e 1875 la scoperta della palafitta di Polada, in comune di Lonato, che darà il nome alla cultura dell’antica età del Bronzo.

Dopo il fervore di questa fortunata stagione, per gli studi sull’età del Rame e del Bronzo in area padana e subalpina seguì una lunga stagnazione, fino all’inizio degli scorsi anni Settanta, quando Emmanuel Anati dimostrò che le composizioni monumentali dello stile III A dell’arte rupestre della Valcamonica, come i due celebri massi di Cemmo, si dovevano datare all’età del Rame, al pari delle stele della Valtellina, delle statue-stele della Lunigiana o del Trentino-Alto Adige.

Tra il 1976 e il 1994 Lawrence Barfield, dell’Università di Birmingham, condusse scavi al Riparo Valtenesi di Manerba del Garda e indagò l’insediamento del monte Covolo e i vicini ripari Cavallino e Persi.

Si apriva così il capitolo delle sepolture collettive e secondarie dell’età del Rame, con i loro complessi riti funerari.

Nello stesso tempo Bernardino Bagolini definiva un nuovo gruppo culturale dell’età del Rame in area padana, quello di Spilamberto sul Panaro, nel Modenese.

Infine, è del settembre 1991 una delle scoperte più sensazionali di tutti i tempi: il ritrovamento di un corpo mummificato a 3213 metri di quota al giogo di Tisa, sulle Alpi al confine fra Italia e Austria, fornito di un ricco equipaggiamento conservato dal ghiaccio per 3300 anni.

Un’altra tappa per gli studi sull’età del Rame furono lo scavo di Francesco Fedele ad Asinino, ancora nel Bresciano presso Anvoia (comune di Ossimo), dove per la prima volta si rinvennero in situ alcuni massi-menhir, e la mostra “Le pietre degli dei. Menhir e stele dell’età del Rame in Valcamonica e Valtellina“, allestita a Bergamo nel 1994.

Negli ultimi quindici anni il numero delle scoperte di massi-menhir in Valcamonica si è incrementato e, soprattutto, è stata scavata dalla Soprintendenza per i Beni archeologici della Lombardia l’area cerimoniale di Pat, nell’altopiano di Ossimo-Borno, con un allineamento di massi ancora in situ. 
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