13 ottobre 2021
L’uva più antica della Valpolicella ha 6300 anni e proviene dal sito preistorico delle Colombare di Villa, Negrar di Valpolicella (VR), abitato tra il Neolitico e l’età del Bronzo.
Questi i risultati più significativi delle campagne di scavo condotte dal Dipartimento di beni culturali e ambientali dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, svoltesi sotto la direzione scientifica di Umberto Tecchiati, professore di Preistoria ed Ecologia preistorica all’ateneo milanese (storico collaboratore di Archeologia Viva).
La ricerca, giunta ormai al terzo anno, si svolge con il supporto del Comune di Negrar di Valpolicella ed è stata possibile grazie alla campagna di campionamenti organizzata e finanziata, nell’autunno del 2020, dalla Soprintendenza di Verona nel sito di Colombare di Villa.
Cereali, animali e… uva
Il rinvenimento di pollini di vite e vinaccioli negli strati archeologici più antichi ha confermato che la pianta, seppur probabilmente allo stato selvatico, doveva essere accudita in quest’area dei Monti Lessini già 6300 anni fa, nel Neolitico recente. Sono stati prelevati dagli strati archeologici diversi tipi di campioni: di terreno, di ossa animali, di micro e macroresti vegetali.
Le ricerche palinologiche, archeobotaniche e archeozoologiche confermano che il sito delle Colombare di Villa fosse abitato da contadini, che qui coltivavano cereali e allevavano animali domestici.
Ci facevano già il vino?
Per ottenere ulteriori conferme sulla eventuale continuità delle attività produttive nel corso dei millenni – la Valpolicella è attualmente uno dei comparti vitivinicoli più importanti del nostro Paese – lo staff di scavo ha intenzione di proseguire le analisi di laboratorio, stavolta soprattutto sui resti dei contenitori ceramici, alla ricerca di tracce di vino.
La vinificazione, infatti, era possibile già nella Preistoria, ma la conferma che nel sito delle Colombare l’uva sicuramente consumata fosse anche trasformata in vino sarà possibile solo con il proseguimento della campagna.
Un territorio ad alta (e lunga) frequentazione
I risultati emersi dalle ultime analisi di laboratorio a seguito della campagna di scavo 2021, confermano la frequentazione del sito per un periodo lunghissimo, di circa 3000 anni, e ribadiscono la fondamentale importanza per il territorio dei Lessini del centro produttivo, allora come oggi.
Equipe internazionale
Per le analisi di laboratorio, l’Università Statale ha potuto contare sul laboratorio di radiocarbonio BRAVHO del gruppo di ricerca dell’Università di Bologna, sull’AMS di Mannhein per le datazione sul Laboratorio di tossicologia forense dell’Università degli Studi di Milano. La ricerca palinologica è stata condotta dal team del Laboratorio di Palinologia e Paleobotanica dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.