Incontro con Paul Arthur La voce della storia

Archeologia Viva n. 210 – novembre/dicembre 2021
pp. 72-73

Intervista di Giulia Pruneti

«Il Medioevo fu un bel passo avanti e segnò l’inizio di un’identità europea»
«Non si può proteggere o valutare ciò che non si conosce»
«I Bizantini ci hanno lasciato un’eredità immensa ma non immediatamente tangibile»

Laplomb è tutto british. I modi garbati, l’inconfondibile accento e il tipico humor tolgono ogni dubbio sulle sue origini nel sud della Gran Bretagna, ad Aldershot. È tuttavia un altro meridione quello dove ha scelto di vivere e impegnarsi.

Il Salento è la sua casa. In questo luogo denso di radici e bellezze ha fatto della conoscenza e della divulgazione un manifesto, senza lesinare, quando ce n’è bisogno, denunce a viso aperto sulla pruriginosa burocrazia che incatena il sistema. Amico da sempre di Archeologia Viva, Paul Arthur vive a Lecce dove insegna Archeologia medievale.

Come presidente della Società degli Archeologi Medievisti Italiani (SAMI) ogni anno presiede a “tourismA” la consegna del prestigioso Premio Francovich. «Dal Medioevo – assicura il professore – c’è ancora tanto da imparare». Arthur ha iniziato il suo rapporto con l’archeologia italiana scavando in Toscana fra Capalbio e Orbetello nella villa di Settefinestre – direttore Andrea Carandini – mentre studiava all’Institute of Archaeology di Londra.

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