Mantova. Il tempo non si è mai fermato Dalla Preistoria ai Gonzaga

Archeologia Viva n. 210 – novembre/dicembre 2021
pp. 18-27

di Mari Hirose, Leonardo Lamanna, Chiara Marastoni e Simone Sestito;
a  cura di Mari HiroseLeonardo Lamanna

Una mostra sui più recenti scavi archeologici svela il ricco passato della città ed è l’occasione per scoprire un territorio antichissimo dalle sue origini preistoriche attraverso l’età etrusca e romana fino ai fasti del Rinascimento

«Mantua me genuit…», ‘Mantova mi generò…’. La ricchezza archeologica della terra che ha dato i natali a Publio Virgilio Marone (70-19 a.C.), originario di Andes (oggi frazione del comune di Borgo Virgilio al confine con quello di Mantova) emerge già negli anni Sessanta dell’Ottocento, grazie alle indagini di valenti paletnologi quali Attilio Portioli (1830-1891), Renato Gerola (1822-1899) e Luigi Ballarini (1809-1894).

Sono i tempi della scoperta degli insediamenti terramaricoli* di Bellanda, nel comune di Gazoldo degli Ippoliti, e di Villa Cappella a Ceresara, e dei primi congressi scientifici, che getteranno le basi della moderna archeologia preistorica e protostorica.

Gli ultimi recenti scavi, condotti sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova (prima Soprintendenza Archeologia della Lombardia), hanno notevolmente accresciuto le conoscenze di un panorama archeologico già ampio e variegato, soprattutto per quanto riguarda la fase preistorica e protostorica.

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