Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 210 – novembre/dicembre 2021

di Piero Pruneti

Il Messico compie cinquecento anni, da quel 13 agosto 1521 quando gli Spagnoli conclusero la conquista dell’impero azteco con la presa di Tenochtitlan. L’approccio degli Europei al Nuovo Mondo rimarrà sempre discutibile – anche perché come siano andate le cose lo sappiamo quasi esclusivamente da loro – e dura tuttora lo scontro fra chi sostiene che nelle Americhe fu portata la civiltà a popolazioni preistoriche dedite ai sacrifici umani e chi afferma invece che intere civiltà vennero annientate per la semplice ragione darwiniana del più forte ammantata di cristianesimo. Sono temi su cui esiste una bibliografia sterminata, dalla quale tuttavia emerge oggettivamente il volto violento di una delle operazioni più aggressive della storia dell’umanità.

La stessa definizione di “Scoperta dell’America”, da tempo acquisita nell’uso comune, rivela il modo in cui da subito venne impostato il rapporto fra i due mondi. Mi disse un indio andino: «Noi esistevamo anche prima che ci “scoprisse” Colombo; semmai dovremmo parlare di “Invasione dell’America”». Ma torniamo al Messico e ai suoi ascendenti Aztechi.

Il caso di quella conquista è davvero singolare per come ci è stato raccontato. L’articolo che pubblichiamo di Antonio Aimi cerca di fare chiarezza nelle versioni di vincitori e vinti, che proprio perché collimano ci lasciano perplessi. Aimi offre così il suo contributo di pacata riflessione sulla vicenda mentre il cinquecentenario messicano sta per concludersi non senza una buona dose di retorica e folklore.

Neanderthal vs iene: il promontorio del Circeo popolato dai lontani cugini, ma anche dalle iene che per numero e abilità contendevano loro i territori di caccia. Le ultime ricerche all’interno di Grotta Guattari, pubblicate su questo numero, ci parlano di una rivalità dove il genere Homo non aveva sempre la meglio…

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”