Promettente scommessa nei Campi Flegrei Vulpis in fundo

Archeologia Viva n. 211 – gennaio/febbraio 2022
p. 80

di Giuliano Volpe

Uno dei parchi archeologici più interessanti del Meridione lancia un modello gestionale “alternativo” che si spera possa essere esportato e imitato

Pochi forse conoscono un’importante novità, capace di aprire straordinarie prospettive nella gestione di siti archeologici e, in generale, di beni culturali chiusi o difficilmente accessibili, non di rado lasciati in abbandono. L’art. 151 comma 3 del Codice dei contratti pubblici ha introdotto forme speciali e semplificate di partenariato pubblico privato, che autorizzano il Ministero della Cultura a coinvolgere soggetti privati, per «consentire il recupero, il restauro, la manutenzione programmata, la gestione, l’apertura alla pubblica fruizione e la valorizzazione di beni culturali immobili». Lo stesso vale per comuni e altri enti pubblici: un varco per dare lavoro a tanti professionisti della cultura che vogliano mettersi in gioco.

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