Palafitte a Varese. Abitare intorno ai laghi Dal neolitico all'età del bronzo

Archeologia Viva n. 211 – gennaio/febbraio 2022
pp. 30-39

di Paolo Baretti, Barbara Cermesoni, Barbara Grassi e Sabrina Luglietti

Grazie all’ambiente umido o alla totale immersione in acqua gli abitati palafitticoli dei laghi varesini hanno restituito un’incredibile quantità di reperti in materiale organico che permettono la ricostruzione di numerosi aspetti di vita quotidiana delle più antiche comunità europee

Il territorio varesino è caratterizzato da numerosi siti palafitticoli lungo le sponde dei laghi di Varese e Monate; altri occupavano piccoli bacini che nel tempo si sono trasformati in torbiere, come nel caso della Lagozza e della Lagozzetta di Besnate, tutti identificati nella seconda metà dell’Ottocento.

A seguito dell’individuazione il 28 aprile 1863 dei campi di pali dell’Isolino Virginia e della palafitta di Bodio Centrale da parte di attenti studiosi quali l’abate lecchese Antonio Stoppani, il naturalista svizzero Édouard Désor e l’archeologo francese Gabriel De Mortillet, cominciò un’intensa stagione di ricerche che si protrasse agli inizi del XX secolo per poi interrompersi fino agli scorsi anni ‘80.

Solo all’Isolino Virginia le indagini ricominciarono nel 1949 per continuare, pur con interruzioni, fino a oggi.

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