Nebra. Il mondo in un disco Prima età del Bronzo

Archeologia Viva n. 211 – gennaio/febbraio 2022
pp. 8-19

di Montserrat Menasanch de Tobaruela
a cura di Roberto Risch; traduzione di Giulia Pruneti

Sono trascorsi vent’anni dal suo recupero alla comunità scientifica dopo il rocambolesco risveglio da un letargo plurimillenario:

Già passato alla storia come la più antica rappresentazione concreta di fenomeni celesti il Disco di Nebra rimane uno dei reperti
più studiati e discussi al mondo per le molteplici componenti enigmatiche sulle quali si spalancano ora nuovi orizzonti interpretativi tra cui quello di aver rappresentato per primo la regola base del calendario lunisolare

Accade spesso che importanti reperti non siano il “prodotto” di scavi intenzionali. I dipinti di Altamira, l’Uomo del Similaun, il meccanismo di Antikythera – solo per citarne alcuni – risultano tutti da una fortunata serie di circostanze che a sorpresa hanno permesso di aprire una finestra sul passato.

In questi casi non è raro che una parte della comunità scientifica abbia accolto i rinvenimenti con sospetto. Infatti, quasi sempre, ciò che rivelano ci porta a mettere in discussione la nostra visione sulle società che ci hanno preceduto e, con essa, il nostro posto nella storia.

È il caso del cosiddetto Disco celeste di Nebra, una piastra circolare in bronzo di 2 chili e quasi 32 centimetri di diametro con applicazioni in oro.

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