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Grotta San Pellegrino: lungo antiche transumanze

Archeologia Viva n. 155 – settembre/ottobre 2012
pp. 74-77

di Vincenzo Stasolla

L’antro semidimenticato che si apre nei calcari della Murgia tarantina dove ancora oggi bivaccano i pastori di passaggio

conserva testimonianze dal culto della Grande Madre dei cacciatori paleolitici fino alle transumanze d’età storica…

Puglia, bacino idrografico delle gravine, nella Murgia tarantina. Grotta san Pellegrino si trova a 190 metri di quota lungo un omonimo canale naturale. La cavità è profonda 22 metri, larga 14, alta 4-5.

Appartiene a quell’interessante impianto carsico sotterraneo, che prevale in massima parte nelle rocce calcaree del Cretaceo delle Gravine di Laterza, a cavallo del confine comunale di Ginosa, nella fascia occidentale della provincia di Taranto.

A differenza degli studi del passato, che volevano la cavità come una delle tante chiese rupestri presenti in zona, pare che sia stato piuttosto il toponimo del canale San Pellegrino a designare successivamente la grotta: un’attenta analisi toponomastica ha infatti rilevato che l’attributo ieratico è recente, probabilmente condizionato dalla tradizione popolare che ne alterò il toponimo anche durante la stesura della Carta d’Italia dell’IGM.

Passaggi millenari di pastori e viandanti

Quello che secondo lo studioso C. Dell’Aquila nel Settecento veniva indicato come “Valloncello dello Ramato” (ramato: ‘eremita’), era in realtà un tratto calcato da antichi pastori, che a partire dalla media età del Bronzo e arrivando fino alle attuali transumanze d’altura, dal territorio potentino si riversano nella pianura tarantina.

Dunque il “pellegrino” è come il pastore, che da millenni attraversa la località. Al tempo stesso la grotta era rasentata da viandanti e probabilmente usufruita anche da pellegrini cristiani che calcavano un lungo impianto viario (che collegava la Lucania alla Peucezia e alla via Appia per la Messapia) ove pare ubicarsi, come stazione di snodo, proprio Grotta San Pellegrino: questa lunga via, in parte studiata alla metà del secolo scorso da Dinu Adamesteanu e Giuseppe Lugli e che gli anziani ricordano come “la strada percorsa dagli antichi greci”, fu ripercorsa da san Guglielmo da Vercelli (1085-1142) e dal monaco Guidone (XII sec.) nel suo viaggio attraverso i territori dell’antica Apulia e Lucania. […]