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Saxa Rubra: riaprono i mausolei sulla Flaminia

17 gennaio 2022


Riaprono finalmente al pubblico le tombe di Fadilla e dei Nasoni, due gioielli di grande interesse storico e archeologico lungo la via Flaminia a Roma.
Entrambe le tombe sono scavate nel tufo e impreziosite da una elegante decorazione con mosaici, pitture e stucchi.

Amore perpetuo

Piccola e ben conservata, la Tomba di Fadilla, è stata scoperta nel 1923 in via dei Casali Molinario. L’edificio deve il suo nome a una piccola lapide in marmo, inserita sulla parete destra, con una epigrafe funeraria dedicata dal marito alla moglie Fadilla, nome diffuso nella famiglia degli Antonini.

Questo elemento, la tipologia della tomba e i bolli laterizi sui mattoni permettono di datare il monumento alla fine del II sec. d.C. Ben conservato è l’intero impianto decorativo, a partire dal pavimento a mosaico, in bianco e nero, con ottagoni collegati da piccoli quadrati a formare un ampio disegno geometrico.

Su tre pareti (la quarta è occupata dalla porta di ingresso) si aprono altrettanti arcosoli, dove avvenivano le deposizioni all’interno di nicchie che accolgono cassoni.

Universo fantastico

Le quattro pareti, la volta e gli arcosoli conservano una delicata decorazione pittorica caratterizzata da riquadri che racchiudono animali e anche figure umane.

Ai lati dell’ingresso sono dipinti due caprioli; i lati degli arcosoli laterali sono decorati con genietti alati che portano fiaccole; l’arcosolio centrale è inquadrato con steli nascenti da volute e al suo interno si stagliano sul fondo due pavoni ai lati di un cesto di fiori, che tengono nel becco le estremità di una benda legata a una corona sospesa.

La volta presenta al centro una figura di  Genio alato entro un riquadro inserito in due cornici circolari: dalla cornice esterna si dipartono quattro pannelli angolari a ghirlande con coppie di uccelli, all’interno dei pannelli sono dipinte le personificazioni delle Stagioni e teste infantili.

 La tomba dei Nasoni

Scoperta nel 1674 al chilometro 8,300 della via Flaminia, da allora ha attraversato varie vicissitudini, che ne hanno compromesso parzialmente la conservazione. A rendere l’idea di come fosse l’edificio al momento della sua scoperta restano le 35 tavole realizzate dal pittore e incisore Pietro Santi Bartoli, pubblicate nel 1680 con il titolo Le pitture antiche del sepolcro dei Nasonii, nella via Flaminia.

Queste immagini testimoniano l’esistenza di una facciata in marmo a forma di tempietto, oggi scomparsa, dove si apriva una porta sormontata dalla tabula inscriptionis che ha permesso di attribuire il sepolcro a Quintus Nasonius Ambrosius e dunque alla famiglia dei Nasoni.

Temi mitologici

Il sepolcro, del II sec.  d. C., è oggi costituito da un ambiente rettangolare con volta a botte, articolato in tre nicchie in ciascuno dei lati lunghi e una nella parete di fondo.

La complessa decorazione, suddivisa da una cornice in due registri – la zona inferiore con nicchie, quella superiore con una lunetta sul fondo – alterna riquadrature in stucco e pitture rappresentanti temi mitologici, dettagliatamente ricostruiti anche grazie alle riproduzioni di Bartoli, che hanno permesso la creazione di una serie di pannelli esplicativi.

Speranza nell’aldilà

Le nicchie sono decorate da grandi scene simboleggianti la sopravvivenza dopo la morte e la speranza di un luogo di beatitudine; gli spazi ai lati accolgono coppie di vittorie alate e immaginarie creature marine. Particolarmente articolata era la parete di fondo, dove la cornice comprendeva due pannelli quadrati, con Edipo e la Sfinge a destra, e Pegaso tra due ninfe a sinistra.

La decorazione del soffitto, di cui rimane parte del Giudizio di Paride, era in origine particolarmente ricca e comprendeva immagini della conclusione della guerra di Troia, per gli antichi un’allegoria della vita umana, con le sue vicissitudini, le sue vittorie e le sue sconfitte.

Della possente collina di tufo dove in origine era stata scavata la Tomba oggi rimane solo una piccola parte, a testimonianza della distruzione del paesaggio naturale e archeologico a causa prima della attività di estrazione, successivamente dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione.

Un bel traguardo

Dichiara la soprintendente speciale di Roma Daniela Porro: «Riaprire i luoghi della cultura in modo ordinario è un impegno significativo. Soprattutto in un caso come quello dei Mausolei di Saxa Rubra, ancora poco conosciuti, e che si inseriscono in un contesto più ampio di valorizzazione dei siti lungo la Via Flaminia, insieme all’Arco di Malborghetto e alla Villa di Livia».

Informazioni

L’ingresso sarà possibile ogni terzo giovedì gratuitamente ma su prenotazione scrivendo a: ss-abap-rm.malborghetto@beniculturali.it
Le prenotazioni verranno raccolte fino alle ore 12 del mercoledì precedente l’apertura.