1 febbraio 2022
Rinvenuti a Elea-Velia, importante e monumentale polis della Magna Grecia, oggi in provincia di Salerno, i resti del più antico tempio arcaico dedicato ad Athena.
Nel sottosuolo oltre alle reliquie da offrire alla dea per godere della sua benevolenza, anche le armi che possono essere state strappate ai nemici durante la battaglia di Alalia, l’epico scontro navale che vide affrontarsi i profughi greci di Focea e una coalizione di Cartaginesi ed Etruschi, tra il 541 e il 535 a.C. al largo del mar Tirreno, tra Corsica e Sardegna. La battaglia che cambiò di fatto gli equilibri di forza nel Mediterraneo.
Alle origini della città
Sono eccezionali i risultati degli scavi archeologici presso l’acropoli di Elea-Velia, in corso dallo scorso mese di luglio, programmati e condotti sotto la direzione di Gabriel Zuchtriegel. I risultati della ricerca consentono di far luce sulle più antiche fasi di vita della città, fondata intorno al 540 a.C. dai coloni Focei provenienti dall’Asia Minore.
Ipotesi datate e … fondate!
Già dagli anni ’20 del secolo scorso s’ipotizzava l’esistenza di una struttura sacra arcaica antecedente al tempio maggiore dell’Acropoli di Velia. In particolare si pensava a una sua collocazione sul terrazzo più elevato della punta occidentale dell’Acropoli.
Gli scavi odierni non solo hanno confermato l’esistenza di un edificio sacro, ma ne hanno anche precisato la collocazione, la planimetria, la cronologia e il rapporto con le strutture più recenti.
Notizie dal sottosuolo
Gli archeologi del Parco hanno, infatti, riportato alla luce resti di muri realizzati con mattoni crudi, intonacati e fondati su zoccolature in blocchi di pietra accostati in poligonale, una tecnica utilizzata anche per le abitazioni di età arcaica rinvenute lungo le pendici dell’acropoli. Tali testimonianze disegnano un edificio rettangolare lungo almeno 18 metri e ampio 7.
La porzione interna della struttura è pavimentata con un piano in terra battuta e tegole, sul quale, in posizione di crollo, sono stati rinvenuti elementi dell’alzato, ceramiche dipinte, vasi con iscrizioni IRE, ovvero ‘sacro’, e numerosi frammenti metallici pertinenti ad armi e armature. Tra questi, due elmi, uno calcidese e un altro di tipo Negau, in ottimo stato di conservazione.
Elmi e armi della battaglia di Alalia
Dichiara il Direttore generale dei Musei Massimo Osanna: «I rinvenimenti archeologici presso l’acropoli di Elea-Velia lasciano ipotizzare una destinazione sacra della struttura. Con tutta probabilità in questo ambiente vennero conservate le reliquie offerte alla dea Athena dopo la battaglia di Alalia, lo scontro navale che vide affrontarsi i profughi greci di Focea e una coalizione di Cartaginesi ed Etruschi, tra il 541 e il 535 a.C. circa, al largo del mar Tirreno, tra la Corsica e la Sardegna».
«Liberati dalla terra solo qualche giorno fa – prosegue Osanna – i due elmi devono ancora essere ripuliti e studiati. Al loro interno potrebbero esserci iscrizioni, cosa abbastanza frequente nelle armature antiche, e queste potrebbero aiutare a ricostruire con precisione la loro storia, chissà forse anche l’identità dei guerrieri che li hanno indossati. Certo si tratta di prime considerazioni che già così chiariscono molti particolari inediti di quella storia eleatica accaduta più di 2500 anni fa».
Reliquie e armi in cambio di benevolenza
«La struttura del tempio più antico risale al 540-530 a.C., ovvero proprio negli anni subito successivi alla battaglia di Alalia – fa notare ancora Osanna – mentre il tempio più recente, che si credeva di età ellenistica, risale in prima battuta al 480-450 a.C., per poi subire una ristrutturazione nel IV sec. a C. È possibile quindi che i Focei in fuga da Alalia l’abbiano innalzato subito dopo il loro arrivo, com’era loro abitudine, dopo aver acquistato dagli abitanti del posto la terra necessaria per stabilirsi e riprendere i floridi commerci per i quali erano famosi. E alle reliquie da offrire alla loro dea per propiziarne la benevolenza, aggiunsero le armi strappate ai nemici in quell’epico scontro in mare che di fatto aveva cambiato gli equilibri di forza nel Mediterraneo».