Aquileia e il Friuli: i giorni del Principe ecclesiastico Medioevo italiano

Aquileia e il Friuli: i giorni del Principe ecclesiastico

Archeologia Viva n. 154 – luglio/agosto 2012
pp. 58-69

di Donata Degrassi

Nel medioevo il Patriarca di Aquileia ottenne dall’imperatore anche il potere temporale sulle contee del Friuli e dell’Istria

Iniziò così una nuova fase storica per quella che era stata una delle sedi più prestigiose del primo cristianesimo

Nel 1077 Enrico IV concesse al suo fedele cancelliere, il patriarca di Aquileia Sigeardo – che lo aveva sostenuto nella difficile vicenda di Canossa (quando l’imperatore aveva rischiato di perdere il trono dopo la scomunica comminatagli da Gregorio VII nel corso della lotta per le investiture) – il potere temporale sul vasto territorio che costituiva la contea (comitatus) del Friuli e, qualche mese dopo, anche su quella dell’Istria. I

n tal modo il titolare del Sacro Romano Impero si avvaleva di una persona di provata fiducia per amministrare e custodire in suo nome quei territori a sud delle Alpi che costituivano uno dei principali accessi verso la penisola italiana.

Per quasi due secoli sulla cattedra aquileiese si avvicendarono patriarchi che provenivano dall’entourage imperiale, appartenenti a famiglie aristocratiche che avevano interessi, o governavano feudalmente, anche l’Istria, la Carniola (attuale Slovenia), la Carinzia, la Stiria.

Il Friuli era infatti inserito in un sistema di relazioni istituzionali, economiche e culturali che legavano tra loro paesi posti al di qua e al là dello spartiacque alpino.

Da quest’area provenivano anche molte stirpi di milites (cavalieri) che s’insediarono in Friuli e formarono, assieme a casati di origine locale, un’aristocrazia legata ai patriarchi da vincoli di natura feudale e che dai presuli di Aquileia riceveva beni fondiari in cambio della fedeltà e del servizio militare.

Nel corso del tempo queste stirpi famigliari consolidarono il rapporto con il territorio acquistando terre ed erigendo castelli nelle zone dov’era particolarmente intensa la loro presenza patrimoniale; cercarono spesso anche di creare propri ambiti di dominio e di sviluppare politiche di crescita e promozione del proprio potere, a scapito dei vicini o dello stesso patriarca.

La base economica della loro ricchezza e potenza risiedeva essenzialmente nella terra: possedevano vasti domini, disseminati su tutto il territorio regionale, montagna compresa. In tal modo produzioni diverse a seconda delle caratteristiche climatiche e morfologiche si integravano fra loro. […]